
Una delle iniziative organizzate al parco pubblico di via Rossini a Legnano
LEGNANO – C’è un solo vincolo da rispettare per i centomila euro donati al Comune di Legnano: il denaro deve essere utilizzato per iniziative che abbiano direttamente a che fare con attività a favore dell’infanzia. È questo l’inatteso “regalo” che il Comune ha ricevuto in questi giorni grazie alla donazione di una cittadina legnanese che, compiuto il bel gesto, ha comunque deciso di rimanere anonima.
La comunicazione ufficiale è arrivata mercoledì dagli uffici di Palazzo Malinverni: “L’amministrazione comunale ha deliberato di accettare la proposta di una cittadina legnanese che ha manifestato la volontà di donare 100mila euro per finanziare progetti e iniziative a favore dell’infanzia – hanno spiegato i portavoce del Comune –. La stessa cittadina ha espresso la volontà di restare anonima. L’amministrazione sta al momento vagliando diverse ipotesi di impiego delle risorse all’interno degli interventi previsti per l’infanzia. Fra le opzioni, la scuola di via Cavour, altri plessi scolastici interessati da lavori di ristrutturazione e il KiMu (il museo dei bambini di via Pontida)”.
Non è la prima volta che cittadini legati a Legnano e alla sua realtà decidono di lasciare qualcosa alla città, anche se negli altri casi si è spesso trattato di eredità: a inizio 2024 un bancario legnanese, deceduto l’anno precedente, aveva lasciato in eredità al Comune numerosi quadri, preziose ceramiche giapponesi, oltre a lacche, avori e bronzi provenienti sempre dal Giappone, insieme all’appartamento in cui viveva e che dovrà servire, attraverso la vendita, a finanziare la catalogazione e il restauro delle opere. Il valore complessivo del lascito non è mai stato reso noto nel dettaglio.
Un altro caso, che aveva fatto cronaca anche per le eccezioni sollevate strada facendo da un parente, era stato quello dell’ex assessore e consigliere comunale negli anni Sessanta, Elia Crespi: deceduto nel 2014, Crespi aveva lasciato alla città conti correnti e due immobili a Castelletto sopra Ticino e Oleggio Castello, poi venduti dal Comune, facendo così “cassa”.