Legnano (Milano) – Ci voleva il possibile crollo di un silos per riportare l’attenzione sulla palazzina al rustico mai ultimata e che, purtroppo, segna da troppi come una ferita aperta il paesaggio di viale Cadorna; ci volevano l’intervento della polizia locale e la rimozione del manufatto all’interno del cantiere per ricominciare a parlarne, ma questa volta le operazioni di pulizia del cantiere che hanno portato in primo piano il silos pericolante possono essere considerate il preludio a un intervento di ripristino dell’immobile e, dunque, a un’evoluzione finalmente in positivo.
L’edificio in questione è la palazzina abbandonata al numero 28-32 di viale Cadorna e la sua storia inizia nel 2007, quando il solo progetto del residence “Settimo cielo“ presentato in consiglio comunale si era guadagnato fin da subito le critiche dell’opposizione. In breve, già nel 2008, avevano preso il via i lavori che si sarebbero poi dovuti concludere in soli tre anni, nel 2011: invece le opere si erano fermate al solo “scheletro“ e ai tanti problemi incontrati da impresa e proprietari, tanto che anche il permesso di costruire era scaduto. A caratterizzare il paesaggio, dunque, era rimasto lo scheletro in cemento armato di un edificio di 11 piani, nove piani fuori terra e due piani interrati, che avrebbe dovuto contenere 41 appartamenti e sette vani sottotetto, oltre a 48 cantine e 44 box: un intervento che comprende anche la vicina villa storica. La valutazione nel 2020 era di 2 milioni 155mila euro, ma all’ultima asta, nel 2023, il prezzo minimo era sceso a 727mila.
Il permesso di costruire è scaduto oltre dieci anni fa e negli uffici del Comune, a oggi, non è ancora stata presentata una nuova richiesta: di certo come reso evidente dalle operazioni di lunedì le operazioni di sgombero e pulizia dell’area cantiere sono già iniziate. Difficile capire come decideranno di intervenire i nuovi proprietari: di certo c’è che la perizia stilata prima dell’asta aveva rilevato numerose difformità nella prima realizzazione. Alcune parti dell’edificio dovranno fare i conti con normative intervenute successivamente: per le sole strutture portanti progettate e realizzate prima dell’entrata in vigore della nuova normativa antisismica, ad esempio, si stimavano ulteriori 150mila euro e 24 mesi per la sola regolarizzazione.