Legnano (Milano) – Nell’estate del 2017 era diventato sindaco di Legnano: nel maggio del 2019 era finito agli arresti domiciliari in seguito all’inchiesta Piazza pulita e nel 2020 in primo grado era stato condannato a due anni e due mesi. Venerdì scorso, infine, l’assoluzione in appello, che per Gianbattista Fratus, però, non significa ancora andare oltre e dimenticare.
Come sta oggi, il giorno dopo l’assoluzione?
"Ieri è stato un momento liberatorio, dopo quattro anni e mezzo di sofferenza, ma quel peso enorme è ancora lì e credo che rimarrà per parecchio tempo. Il 16 maggio 2019, che tra parentesi è anche il giorno del compleanno di mia figlia, non è cancellabile. Mi sono sentito come in una situazione irreale, in una di quelle serie americane infarcite di detective, con fotogrammi che mi scorrevano addosso senza che mi rendessi realmente conto di quanto stesse accadendo: non credo sarà possibile mettere da parte tutto questo".
Cosa non ha funzionato, perché è cominciata questa vicenda?
"Me lo chiedo e non riesco a capirlo ancora oggi. Non è cambiato nulla dal primo giorno: abbiamo sempre portato le prove e i pareri più autorevoli che testimoniano come non si trattasse di gare e che nulla di irregolare era stato fatto. Nonostante questo sono passati anni per essere riabilitati".
Quale è stato il momento peggiore?
"Dopo il 16 maggio, probabilmente, il momento in cui mi hanno fatto le fotografie segnaletiche in caserma, quasi fossi un delinquente. E torniamo alla sensazione di essere in un film di cui parlavo prima: questo nonostante sia sempre stato trattato in modo professionale dai carabinieri. Anche le tante cose lette in questi anni, i giudizi affrettati, mi hanno fatto male…".
È cambiato il modo di guardare al sistema giudiziario?
"In realtà ho sempre avuto in primo piano la mia situazione personale: ero troppo coinvolto in quello che mi stava accadendo nei rapporti umani, nella normalità della mia esistenza per cercare obiettivi diversi. Da un giorno all’altro non potevo uscire di casa, mettere piede a Legnano, sono stato licenziato: lo si può immaginare?".
Ha mai avuto il dubbio, magari nei primi momenti che ha descritto come «irreali», che qualcosa di irregolare fosse davvero successo senza che lei se ne accorgesse?
"No, non ho mai avuto dubbi di questo tipo, non l’ho mai pensato. Anzi. Mi sono sentito – e in parte mi sento ancora oggi – responsabile per quanto successo a tutti: mi riferisco a Maurizio Cozzi e Chiara Lazzarini, ma anche a tutti gli altri che sono stati coinvolti in questa vicenda, ai dirigenti, a chi ha lavorato per organizzare le mostre a Legnano. Mi sento responsabile per tutti i problemi, personali e nel loro lavoro, che loro hanno avuto in questa vicenda, perché io ero il sindaco e quanto accadeva in Comune discendeva dalla mia responsabilità. Sembra strano?".
La politica: resta spazio in futuro per tornare ad occuparsene?
"Resterò vicino al mio movimento, anche perché loro non hanno mai avuto dubbi sulla mia innocenza e me lo hanno dimostrato continuamente ma, no, la politica attiva per me è finita e non potrebbe essere altrimenti. Consentitemelo".