Tornano a Legnano le farmacie comunali, scomparse nei primi anni Duemila dopo la cessione decisa dall’amministrazione di allora? Lo si comprenderà solo quando saranno concluse le valutazioni collegate all’istituzione della diciottesima farmacia che troverà spazio sul territorio comunale ora che la popolazione ha superato ufficialmente quota 59.400 unità.
La giunta comunale, su proposta dell’assessore alla Città futura Lorena Fedeli, ha infatti avviato l’iter per l’istituzione della diciottesima farmacia in città e l’atto risponde a un obbligo di legge, della Regione Lombardia, che stabilisce in 1:3.300 il rapporto fra le autorizzazioni per le farmacie e il numero di abitanti.
Per Legnano, con una popolazione che l’1 gennaio di quest’anno ha raggiunto i 60mila 443 residenti, è quindi scattato l’obbligo di rivedere il numero delle farmacie istituendo questa ulteriore sede. Quali sono le prime conseguenze dell’atto di giunta? Prima di tutto sarà avviata la revisione delle zone farmaceutiche finalizzata a individuare l’area in cui troverà spazio la diciottesima sede e, alla luce di questo lavoro, l’amministrazione comunale valuterà anche l’opportunità di esercitare la prelazione, creando così una farmacia comunale, oppure mettere a bando l’autorizzazione lasciandola al concorso fra operatori privati.
Tornerà ad avere spazio, dunque, una "farmacia comunale"? È evidente che la città è cambiata dall’inizio degli anni Duemila e che anche abitudini e caratteristiche della popolazione residente sono oggi modificate.
Allo stesso tempo alcune realtà del territorio raccontano della possibilità di gestire con ottimi risultati economici realtà come questa, come nel caso della farmacia comunale di Cerro Maggiore, che ha recentemente presentato un fatturato in crescita del 15%.
Le ultime tre farmacie comunali di Legnano erano passate di mano nei primi anni del nuovo millennio: un periodo nel quale risultava piuttosto difficile far quadrare i bilanci comunali, tanto che l’amministrazione comunale decise che le tre farmacie comunali, ritenute essere poco redditizie, sarebbero state alienate. La vendita avvenne proprio nel 2003 e le tre farmacie vennero infine vendute per una cifra che superava complessivamente i sette milioni di euro. Denaro che doveva essere investito su due fronti, vale a dire la risistemazione della ex Rsa Accorsi (poi dismessa nel 2012) e il Cse, il centro socio educativo: ma così non avvenne.