
Il film "Tutto l'oro che c'è"
Cuggiono (Milano), 3 marzo 2019 - «Tutto l’oro che c’è» è il titolo di un film differente da quelli che si vedono al cinema. È un film senza dialoghi e senza colonna sonora, ma non è un documentario. È stato completamente ambientato nel Parco del Ticino, da Somma Lombardo a Pavia. Un film che racconta, che parla allo spettatore attraverso le immagini. Quelle di un ambiente incontaminato come i boschi attraversati dalla vena azzurro-argentea del fiume, silente. In questo ambiente vivono gli uccelli, le formiche, i cervi, i pesci e altri animali selvatici che non prestano molta attenzione agli uomini che si muovono, passano, guardano.
I personaggi scelti dal regista del film Andrea Caccia non sono attori professionisti. Sono personaggi reali che lo stesso regista ha conosciuto, con i quali ha parlato e ha appreso le loro abitudini. Cinque personaggi, cinque percorsi che s’intrecciano senza mai incrociarsi. Rinaldo è un cercatore d’oro alluvionale, ha vissuto tutta la vita sul fiume. Filippo (figlio del regista) è un ragazzino che inventa avventure tra gli alberi e sta creando un erbario. Antonio è un naturista, che cerca un luogo dove vivere nudo a contatto con la natura. Giuseppe è un giovane poliziotto locale che nel fiume compie le sue indagini su uomini scomparsi. Paolo spara e scappa. È un cacciatore un po’ fuori dalle regole, forse un bracconiere.
«Persone reali, che compiono gesti abituali, in uno spazio scenico, quello del Parco del Ticino, nel quale la realtà assume di volta in volta le sembianze della favola, del racconto poliziesco, del romanzo di formazione, dell’apologo morale. Un viaggio nel labirinto dell’esistenza» racconta il regista.
Andrea Caccia è nato a Romentino, nel Novarese. Da qualche anno abita a Cuggiono, sull’altra sponda. E al Ticino va col figlio (nella foto in alto a destra). Lo stile del film sarà semplice, anche se poco convenzionale. Cinque personaggi in un unico luogo. Cinque percorsi che s’intrecciano - grazie al montaggio alternato - senza mai incrociarsi. «Nessuna messa in scena. Nessuna spettacolarizzazione. Azioni semplici. Come buona parte del mio precedente lavoro questo è un film diretto e al tempo stesso astratto, nel quale far convivere documentario e sperimentazione» sottolinea.