Albairate, 20 gennaio 2022 - Nel portafoglio di Diabolik c'era anche il santino di suo nipote Gaspare Allegra, l'avvocato di 37 anni originario di Castelvetrano che si era trasferiro ad Albairate, che il 21 marzo 2021 è morto precipitato in un burrone sul Grignone. L'ormai ex primula rossa di Cosa nostra Matteo Messina Denaro nel portafogli aveva una sua foto, sebbene il nipote avesse dichiarato di non aver mai avuto rapporti con lo zio materno, nonostante fosse stato indagato per un giro di scommesse gestito proprio da lui.
Matteo Messina Denaro era il fratello di Giovanna, mamma di Gaspare. Il cognato, papà di Gaspare, era invece Rosario "Saro", morto all'età di 66 anni nel giugno 2019 dopo essere finito per l'ennesima volta in manette per faccende di mafia. Secondo gli inquirenti Saro sarebbe stato uno dei pochi a riuscire a comunicare con il cognato che lo aveva anche designato pure come suo reggente. Gaspare era stato indagato e rinviato a giudizio per un giro di scommesse online clandestine che sarebbero state gestite proprio dallo zio e dal padre.
Il 37enne aveva sempre assicurato di non aver alcun rapporto con lo zio e di essersene anzi andato dalla Sicilia per tagliare definitivamente tutti i ponti con lui e gli altri familiari e cercare di costruirsi una vita al di sopra di ogni sospetto, nonostante le parentele "pesanti". La fotografia Nel portafogli del boss, i carabinieri hanno trovato una foto del nipote Gaspare. E' una foto di quelle che vengono distribuite per ricordo in occasione dei funerali, con dietro le date di nascite e di morte, il nome del defunto e un breve pensiero di cordoglio. Era infilata tra i contanti e le ricette mediche.
Se Matteo Messina Denaro custodisse l'immagine del nipote tanto vicino a sé semplicemente per affetto, magari perché era il suo nipote preferito oppure per altri motivi al momento non è chiaro e lui non lo ha rivelato. Lo stanno cercando di scoprire gli inquirenti che vogliono capire anche chi gli abbia consegnato la foto, che testimona che non ha mai rotto i rapporti con i suoi familiari. Proprio per la parentela tra i due, il questore di Trapani aveva vietato i funerali pubblici di Gaspare, per timore che l'estremo saluto si trasformasse in una sorta di «inchino» alla famiglia del boss. Familiari e amici hanno comunque sempre testimoniato che Gaspare non aveva nulla a che fare né con lo zio né con altri esponenti della criminalità organizzata. Sarebbe anzi diventato avvocato proprio per rimediare in qualche modo ai loro crimini.
L'incidente in montagna Gaspare e suo fratello quel giorno non avrebbero dovuto andare in montagna, perché c'erano ancora le zone rosse per la pandemia e non ci si poteva spostare. Suo fratello, che era andato a trovarlo per stare qualche giorno insieme a lui, non aveva inoltre nemmeno voglio di una gita, ma Gaspare aveva insistito. Invece che fermarsi più in basso, nella zona della Porta di Prada, hanno proseguito oltre, verso il rifugio Bietti-Buzzi, sebbene entrambi non fossero neppure equipaggiati adeguatamente. Quando Gaspare è precipitato nel vuoto, sbilanciato da un vecchio zaino in cuoio, lui e il fratello stavano tornando indietro dopo essersi accorti di non essere in grado di proseguire. I soccorritori dell'eliambulanza di Como e i tecnici del Soccorso alpino della Valsassina e Valvarrone imbarcati a bordo dell'elicottero hanno impiegato più di un'ora per individuare il suo corpo sfracellato 350 metri più in basso.