Grazie alle indagini della polizia di Novara è stata sgominata una banda di ladri di rame, accusati di aver messo a segno grossi colpi nella provincia piemontese e anche nel milanese, tra Magenta e Legnano. Il nome scelto per l’inchiesta "Predoni" dice molto sul metodo utilizzato dai sei indagati, tre dei quali finiti in manette con l’accusa di furto pluriaggravato e riciclaggio.
Il modus operandi era quasi sempre lo stesso, ci si dava appuntamento di notte a casa del capo della banda a San Pietro Mosezzo, poi, dopo aver prelevato tutta l’attrezzatura necessaria, iniziava il colpo che proseguiva per diverse ore. Gli esecutori materiali dei furti erano quasi sempre gli stessi tre: due uomini e una donna che faceva da autista e palo.
Per ogni blitz nelle aziende venivano sottratti da un minimo di 500 chilogrammi a 2 tonnellate di "oro rosso" che poi ripulito e lavorato veniva rivenduto anche a più di 8 euro al chilo. Nel settembre 2022, la polizia riuscì a bloccare uno dei componenti della banda durante uno dei colpi in una centrale elettrica nei pressi di Novara.
Pochi giorni dopo la banda tentò un nuovo furto, a Casaleggio, nella Bassa Novarese. Questa volta all’impresa ha partecipato anche il capobanda. Un blitz della polizia ha consentito di fermare i tre ladri dopo una colluttazione, l’accusa per i tre è quindi passata dal tentato furto pluriaggravato alla tentata rapina impropria.
Le indagini si sono poi concentrate sull’ultimo componente della banda, l’uomo che sarebbe stato addetto al ritiro del rame ed alla successiva immissione sul mercato. La perquisizione, eseguita presso la sua abitazione, ha permesso di recuperare la documentazione della vendita del rame, ricostruendo un giro d’affari di un milione di euro in 4 anni.
L’uomo, pregiudicato e disoccupato, per non attirare l’attenzione su di sé, faceva transitare tutto il denaro sul conto corrente intestato alla propria compagna, incensurata e disoccupata. La coppia era proprietaria di ben due Ferrari, una Testarossa ed una 360 Modena, del valore totale di oltre 200.000 euro. Anche la donna è stata indagata in stato di libertà per il reato di riciclaggio.