Capace di muovere come pedine sulla sua scacchiera complici, amici e figli; in grado di sostenere economicamente quasi tutti questi ultimi, che dipendevano direttamente da lei nel quotidiano; accreditata di doti tali da mettere in soggezione gli interlocutori attraverso rituali di magia nera brasiliana della religione Candomblé. Dopo il settimo fermo che ha riguardato questa volta il 40enne Fabio Oliva il "meccanico di famiglia" e proprietario del Rusty Garage di Parabiago (chiuso venerdì per "motivi famigliari"), colui che avrebbe indicato all’organizzatrice l’autovettura da utilizzare per portare a termine il diabolico piano per uccidere Fabio Ravasio, il ritratto della 49enne Adilma Pereira Carneiro si fa ancora più complesso.
Adilma è una "schiava della sua cupidigia", come sostenuto dalla Gip, oppure è anche lei vittima delle macumbe di un santone e di una religione alla quale rispondere, come alcune voci non confermate sostengono? La seconda ipotesi trova origine dalle dichiarazioni di Massimo Ferretti, alle quali si sono poi aggiunte voci di presunti conoscenti che ancora non hanno trovato conferma. Ferretti, non si sa se per dare un senso alla sua posizione o altro, ha raccontato nei suoi interrogatori di "essere innamorato di Adilma" (i due erano effettivamente amanti), ma soprattutto di essere stato soggiogato e impaurito dai riti di magia messi in atto dalla donna. Ferretti ha parlato di macumbe e sacrifici, ma le voci del reperimento da parte dei Carabinieri di resti animali - cuori e teste utilizzati per i riti all’interno delle abitazioni della donna - non trovano alcuna conferma da parte dei militari.
Gli unici animali sulla scena sono al momento i cani di proprietà della coppia ancora chiusi in un ex magazzino a Parabiago (due sono già stati "adottati") e i due daini che, a quanto pare, in passato i Carabinieri ambientali hanno sequestrato alla coppia. Chiunque abbia avuto a che fare con persone di nazionalità brasiliana conosce la forza persuasiva e la potenza che esercita su molti di loro la religione afrobrasiliana "Candomblé", ma è credibile che questa "mantide", "amante" e "sacerdotessa", già fermata in aeroporto a Malpensa nei primi anni Duemila con oltre 13 chilogrammi di droga in un doppio fondo del trolley, con una lunga serie di mariti (due deceduti) e compagni soggiogati dalla sua personalità e, di certo, intrinsecamente legata al denaro, sia stata guidata da altri nelle sue azioni? Se aggiungiamo che Michele Della Malva, il primo marito italiano di Adilma e condannato a 29 anni per un duplice omicidio, si è sposato mentre era in carcere ed è poi morto a casa della donna durante un permesso nel 2011, il quadro si completa e si fa davvero inquietante.