
Il nuovo medico di famiglia in rosa: "Che gioia l’ambulatorio tutto mio"
"Ho parlato con tanti legnanesi in difficoltà e mi sono detta: perché non dare una mano alla comunità? Così ho scelto l’ambito LegnanoRescaldina". La dottoressa Giada Castelli è un concentrato di motivazione e sensibilità. Il nuovo medico di medicina generale ha preso servizio lunedì 9 ottobre e già conta 500 assistiti. Legnanese, classe 1997, la dottoressa riceve in uno studio associato di via Cuttica 40. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, ora è alle prese con il Corso di specializzazione di Medicina generale. Non fatevi ingannare dalla giovane età, perché le idee sono precise *e determinate. "Arrivo da una sostituzione lunga sette mesi di un collega di Milano che aveva 1.800 pazienti: un bel bagaglio culturale". Il primo giorno di lavoro? "Una fortissima emozione. Il nome sulla porta, l’ambulatorio tutto mio. I pazienti che mi chiamavano perché volevano conoscermi, raccontarmi la loro storia. Il medico di famiglia raccoglie i vissuti delle persone, inizia con loro un percorso, le vede crescere e invecchiare. Noi vediamo come evolve il paziente, siamo al suo fianco, lo seguiamo passo passo. Raccogliamo le sue confidenze, ne facciamo tesoro. Siamo un filtro importante fra le persone e l’ospedale: perché se sappiamo identificare corretti percorsi diagnostico-terapeutici evitiamo gli accessi impropri, le ripetute ospedalizzazioni, il correre al pronto soccorso perché non si sta bene". Come non darle ragione: se la medicina territoriale funziona, anche i medici ospedalieri (sempre meno numericamente, e spesso sempre più demotivati) possono svolgere più serenamente il loro lavoro. "Per il medico di medicina generale, un esame obiettivo fatto bene è la base di partenza: si guarda, si ascolta, si tocca il paziente - riprende -. Per questo i rapporti telefonici vanno bene fino a un certo punto: l’incontro è fondamentale, almeno al principio, se vogliamo costruire una relazione di soddisfazione reciproca. Non siamo qui a far ricette: siamo qui per curare, per prenderci cura. Capisco anche i malati con più patologie, anziani, cronici e complessi: si cerca di andare al domicilio, non li si fa venire in studio se diventa un tormento". Proprio sulla "terza età" l’attenzione si percepisce alta. "Come fa un anziano a non avere il medico di famiglia? Sappiamo i disagi che tanti di loro hanno patito, in questi mesi complicati. Noi possiamo anche aiutare le famiglie nella comprensione dei servizi territoriali: per esempio come attivare l’Adi, l’Assistenza domiciliare integrata".