CHRISTIAN SORMANI
CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Il processo per l’omicidio Ravasio. Il reo confesso ritornato a casa:: "Voglio di nuovo vivere e lavorare"

Parabiago, il barista nell’ultima udienza ha raccontato tutta la propria "complicità passiva". Adesso ha lasciato il carcere dopo sette mesi e si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Parabiago, il barista nell’ultima udienza ha raccontato tutta la propria "complicità passiva". Adesso ha lasciato il carcere dopo sette mesi e si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Parabiago, il barista nell’ultima udienza ha raccontato tutta la propria "complicità passiva". Adesso ha lasciato il carcere dopo sette mesi e si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Massimo Ferretti è tornato a casa nelle scorse ore, lasciando il carcere di Busto Arsizio dov’era rinchiuso dall’agosto 2024. "Siamo soddisfatti e lui è stato molto felice di riabbracciare i suoi figli che non vedeva da tempo", spiega l’avvocato Debora Piazza che lo difende nel processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Fabio Ravasio.

Ferretti, ora ai domiciliari col braccialetto elettronico, è uno degli imputati per l’omicidio del parabiaghese investito e ucciso mentre rincasava in bicicletta, vittima – secondo l’accusa – di un disegno criminale ordito dalla compagna Adilma Pereira Carneiro e dai suoi complici. Ferretti nell’ultima udienza aveva rilasciato una dichiarazione spontanea, raccontando la propria “complicità passiva“ nei minimi dettagli: gli incontri nel suo bar, dove il piano di morte veniva affinato come un’arma letale; le informazioni che lui stesso forniva sulla vittima; la sera dell’omicidio, quando indicò agli assassini il colore della bicicletta di Ravasio; il sopralluogo, una settimana prima, sul luogo dell’agguato mortale; le conversazioni con un “santone“ di Galliate, figura oscura e inquietante, depositario dei rituali esoterici di Adilma che parlava di sacrifici e purificazioni.

"Il mio assistito vuole tornare alla propria vita, cercare un lavoro e anche il conforto della giustizia riparativa – rimarca l’avvocato Piazza – Si è separato dalla moglie e vuole cercare la propria strada, pur consapevole di tutto quello che è successo". La sua confessione nell’ultima udienza non si è fermata a un’ammissione di principio, ma ha messo tutti di fronte alla figura di Adilma Pereira Carneiro, la donna al centro della vicenda, apparsa come il fulcro di una ragnatela tessuta con rituali e manipolazioni psicologiche. Ferretti, che ne era l’amante, ha parlato di un "attaccamento morboso cui non riuscivo a sottrarmi". Descrive riti, sacrifici di animali, cerimoniali di purificazione.

Una spirale oscura in cui gli imputati sarebbero precipitati senza rendersi conto della follia in cui stavano sprofondando. In questi giorni in carcere si è tenuta la perizia su Marcello Trifone, marito di Adilma che in molti ritengono non in grado di intendere e volere, perizia che ha fatto slittare il proseguio del dibattimento al 14 aprile.

Ma intanto cresce l’attesa per il 7 aprile, quando Mirko Piazza e Fabio Oliva romperanno il silenzio. Piazza, il presunto palo, e Oliva, il meccanico che avrebbe preparato l’auto della morte, parleranno nella prossima udienza con dichiarazioni spontanee sulla scia del percorso di Ferretti, come unica via d’uscita da un incubo che li vede al fianco della donna che Ferretti vede come una “mantide“, abile nel manipolare gli uomini fragili, ridotti a pedine nel suo macabro disegno.