di Cristiana Mariani
Una situazione già complicata, resa ancora più intricata dalle difficoltà degli ultimi mesi. Quello del mercato del lavoro nel territorio dell’Altomilanese e dell’Abbiatense è un terreno costituito soprattutto da sabbie mobili. Anche perché l’emergenza sanitaria ha costretto tanto gli aspiranti dipendenti quanto le imprese a rivedere le priorità. Secondo l’Osservatorio socio-economico di Eurolavoro, la situazione era già difficoltosa dato che portava ancora i segni della pesante recessione economica mondiale degli ultimi anni. Già prima delle chiusure dovute all’emergenza sanitaria da coronavirus, il territorio andava un po’ a rilento per quanto riguarda il mercato del lavoro. Una curiosità lo caratterizzava: il calo era maggiormente contenuto nell’Altomilanese, ovvero nel Legnanese e Castanese, mentre il Magentino-Abbiatense si presentava come maggiormente in affanno e in arretramento.
Il confronto fra il 2018 e il 2019 evidenzia come in tutto l’Ovest Milanese - quindi nei territori Legnanese, Castanese, Magentino e Abbiatense - ad avere un segno positivo sia stato solo il “lavoro intermittente”: 2.001 contratti avviati nel 2018 e 2.109 quelli nel 2019. Per quanto riguarda il lavoro dipendente: 44.728 i contratti avviati nel 2018 e 42.993 quelli nell’anno successivo. Tutto negativo rispetto al passato? In realtà no, visto che nel 2019 i contratti a tempo indeterminato sono stati 10.627, ovvero il 28,4% in più rispetto all’anno precedente. Sostanzialmente stabili, invece, quelli a tempo determinato: 20.492 quelli del 2019 contro i 21.174 del 2018. Questi ultimi tipi di contratti rimangono in ogni caso la maggioranza di quelli avviati in tutto il territorio. Sono invece diminuiti quelli temporanei. Segno, forse, di una volontà di stabilizzazione da parte delle imprese.
Numeri che però hanno subìto un cambiamento notevole durante i mesi dell’emergenza sanitaria: i flussi occupazionali di tutto il territorio hanno vissuto un vero tracollo. Così come quello del riavvio degli avviamenti al lavoro che ciclicamente si verifica all’inizio di ogni anno. Va ricordato che a marzo e aprile le produzioni sono state praticamente ferme e quindi si tratta di dati che non sarebbero potuti essere differenti. Impossibile, infatti, per un’azienda assumere nuovi dipendenti in un momento di blocco e di incertezza totale. Questo ragionamento spiega anche l’arresto delle proroghe dei contratti e della trasformazione di quelli a tempo determinato in tempo indeterminato. I prossimi saranno quindi mesi importanti per capire come ripartiranno le aziende.