MARIA GRAZIA LEPORATI
Cronaca

In campo diamo un calcio ai pregiudizi . Facciamo il gol più importante: la parità di genere

Una ex studentessa della nostra scuola parla della sua carriera da professionista.

Dopo aver riflettuto in classe sugli aspetti del calcio femminile, abbiamo intervistato la centrocampista Marta Razza.

Perché giochi a calcio?"Ho praticato anche altri sport, ma quando ho provato il calcio ho deciso subito".

La tua famiglia come ha reagito?"I miei mi hanno appoggiato perché ero felice. È importante essere sostenuti".

Nel professionismo è maggiore l’impegno o il divertimento?"L’impegno è tanto, anche perché io sto ancora studiando e voglio avere una buona preparazione; ho già anche in mente un progetto di vita dopo il calcio professionistico, che è il preparatore atletico. Frequento il liceo; mi alleno tutti i giorni con la squadra; alleno le bambine. Ora gioco nel Brescia, vivo lontana dalla mia famiglia ed è un sacrificio. Prendo decisioni importanti, tipo quale club è più adatto a me. È difficile separarsi dalle compagne e inserirsi in nuovi gruppi".

Essere una calciatrice è un problema?"Da bambina giocavo con i maschi, non c’ erano squadre femminili; salendo di categoria, il calcio femminile è ormai diffuso. Sia tra i colleghi sia tra gli spettatori ci sono interesse e stima. Non ci sono i soldi del calcio maschile, a parità di serie, ma siamo agli inizi".