
Marino Vilbi
Sedriano (Milano), 12 giugno 2016 - Marino Vilbi, chirurgo maxillofacciale di Sedriano, dal 1999 vive e lavora a Bruxelles. È uno dei tanti professionisti che hanno lasciato l’Italia perché all’estero si può contare su condizioni di carriera decisamente migliori. E, a giovarne, non sono soltanto i professionisti in termini economici. Ma, soprattutto, i pazienti che possono usufruire di un sistema migliore e più qualificato. Abbiamo incontrato il dottor Vilbi nella Clinique du Parc Léopold, una struttura all’avanguardia di Bruxelles, dove il medico presta servizio. Il suo studio è l’ambulatorio 13 al quarto piano della struttura. La si raggiunge alla fermata Schuman della metropolitana, a due passi dalla sede della Commissione Europea.
Dottor Vilbi, per quale motivo non ha continuato la sua carriera in Italia e perché il sistema sanitario belga può essere considerato migliore di quello italiano?
"Quando si parla di sanità bisogna stare attenti a fare dei confronti. La cosa che, secondo me, è interessante sottolineare è che in Belgio non sono tanto le strutture ad essere convenzionate, quanto il libero professionista. Io lavoro in una struttura privata e ho un’attività da libero professionista con uno studio privato e lavoro anche in Università, sempre a Bruxelles. Il paziente può decidere di venire in clinica, nel mio laboratorio privato o in Università e per una determinata prestazione e ha sempre lo stesso rimborso. L'università ci impone dei prezzi, mentre nel privato facciamo i prezzi che vogliamo e lo Stato garantisce un rimborso. Ho lasciato l’Italia perché volevo capire se ero in grado di fare bene per davvero il mio lavoro. In Italia la carriera è spesso legata alle amicizie di politici influenti. In Belgio e altre nazioni europee si fa carriera se si è bravi e la soddisfazione è, di gran lunga, migliore".
Per quale motivo non è possibile trasferire un sistema simile in Italia se è vero che garantisce risultati migliori per tutti?
"Ho provato dei timidi appoggi con i politici locali, ma non sono stati accolti. Dal 2014 esiste però una Direttiva Europea accettata dall’Italia che l’ha convertita in legge, che consente al cittadino europeo di essere curato dove preferisce con il rimborso da parte dell’azienda sanitaria locale. In questo modo il lombardo può andare anche in Belgio a farsi curare se lo preferisce oppure in un altro stato di suo gradimento. Così come il cittadino di uno stato europeo potrebbe venire in Italia, qualora trovasse delle condizioni migliori".
Quanti sono i medici italiani che lavorano a Bruxelles?
"Quando sono arrivato nel ’99 ed eravamo in pochissimi. Negli ultimi anni stanno arrivando a Bruxelles tantissimi giovani italiani, ma anche greci e spagnoli. Evidentemente hanno tutti le mie stesse ambizioni che avevo anni fa e non trovano possibilità nei loro paesi. Molti ci vengono per frequentare l’Università, altri per le specializzazioni. In questa struttura, la Clinique du Parc Léopold, al momento, siamo in due. Molti di più se contiamo tutti gli ospedali, le cliniche private e l’università"