CHRISTIAN SORMANI
CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

La svolta sul centro islamico. Via libera dal Consiglio di Stato: la moschea in via Friuli si farà

Castano Primo, accolto il ricorso dell’associazione Madni dopo anni di rinvii e contenziosi. Il Comune sarà tenuto a coprire le spese legali sostenute, che ammontano a circa 60mila euro.

Il Consiglio di Stato ha dato ragione all’associazione Madni nella vicenda della moschea

Il Consiglio di Stato ha dato ragione all’associazione Madni nella vicenda della moschea

Il Consiglio di Stato ha dato ragione all’associazione Madni nella vicenda del Centro culturale islamico di Castano Primo, con una sentenza che segna un punto di svolta destinato a lasciare un segno nel panorama politico e urbanistico del comune. La decisione del massimo organo di giustizia amministrativa apre la strada alla realizzazione di un luogo di culto musulmano in via Friuli, e lo fa spazzando via anni di contenziosi, opposizioni e rinvii. Una vittoria pesante per l’associazione e una sconfitta bruciante per l’attuale amministrazione comunale di centrodestra, che parla senza mezzi termini di "ennesima tegola sponsored by Pignatiello", facendo riferimento al permesso di costruire rilasciato nel 2014 dall’allora amministrazione guidata proprio dall’ex sindaco. Il verdetto comporta due conseguenze immediate, definite dalla giunta in carica come “disastrose”: il pagamento delle spese legali, che ammontano a circa 60.000 euro, e l’obbligo di aprire un tavolo di confronto con l’associazione Madni per dare attuazione ai diritti legati al permesso di costruzione, oggi ritenuto legittimo e non più annullabile.

La decisione arriva dopo anni di scontri giudiziari: già nel 2021 il Tar della Lombardia si era espresso a favore della Madni, ma il Comune aveva deciso di ricorrere in appello, nel tentativo di rovesciare l’esito. Tentativo che si è ora infranto contro la sentenza firmata lo scorso 21 marzo dalla Sezione Terza del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Fabio Franconiero. Non è bastato il tentativo congiunto delle parti di chiedere un rinvio del procedimento per avviare un dialogo urbanistico: per i giudici, quella richiesta era troppo generica, fondata su un dialogo solo avviato e non su reali ipotesi di accordo. Anzi, fino a pochi giorni prima del deposito dell’istanza, entrambe le parti avevano continuato a scambiarsi memorie e repliche difendendo le proprie tesi.

Ma soprattutto, il Consiglio di Stato ha chiarito che la questione non riguardava valutazioni politiche o discrezionali, bensì un profilo tecnico di legittimità: il permesso di costruire, sebbene contestato, non poteva essere annullato in assenza di elementi oggettivamente sufficienti. Le ragioni invocate dal Comune, hanno spiegato i giudici, non bastavano da sole a giustificare l’eliminazione di un titolo edilizio già rilasciato. La giunta Colombo non nasconde l’amarezza e punta il dito contro il passato: "Chi oggi si permette di giudicare nove mesi di operato della nostra amministrazione – ha dichiarato il Comune – dovrebbe prima chiedere scusa per aver distrutto le potenzialità urbanistiche e immobiliari del territorio, trasformando in una personale vittoria politica la nascita di una moschea che ora costerà ai cittadini oltre 60.000 euro. E questo dopo dieci anni passati ad accusare le opposizioni, che sin dall’inizio avevano sollevato dubbi fondati sulla validità delle scelte urbanistiche di quella giunta".