Legnano (Milano) – Ben 159 donne hanno avuto accesso allo sportello solo negli ultimo dieci mesi di attività e 113 di queste sono state infine prese in carico, in un contesto nel quale la violenza psicologica e quella “economica”, tradotta in pratica attraverso il ricatto, hanno ormai un peso specifico equiparabile a quello della violenza fisica: tra le vittime di violenza il 13% ricade nella fascia d’età dai 18 ai 30 anni e il 26% tra i 31 e i 40. Sono questi alcuni dei numeri comunicati da Filo Rosa Auser, che raccontano quanto la violenza sulle donne sia diffusa anche in una fascia d’età molto giovane ma che allo stesso tempo, se si vuole cercare un elemento positivo, sono anche testimonianza dell’emersione di un fenomeno che fino a trenta, quarant’anni fa rimaneva chiuso nelle quattro mura di casa e che oggi viene in superficie anche grazie alla presenza di una rete in grado di accogliere e guidare le donne vittima di questi comportamenti.
Filo Rosa Auser e Fondazione Somaschi, che si occupa della casa rifugio di secondo livello a Legnano, hanno approfittato infatti della presentazione delle due settimane di eventi che il Comune dedica alla “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” per tracciare il bilancio delle loro attività fornendo dati e riferimenti capaci di disegnare un quadro dettagliato della situazione nel territorio.
Filo Rosa Auser, in particolare, ha fornito attraverso la relazione di Simona Grumelli i dati aggregati del Centro Antiviolenza di Legnano e dello Sportello Antenna Antiviolenza di Castano Primo.
Da gennaio a ottobre 2023 gli accessi sono stati 159, di cui 113 conclusi con una presa in carico: otto donne sono state poi collocate in una struttura protetta a conclusione dell’iter. Delle 113 donne prese in carico, 55 hanno poi avuto accesso a una consulenza legale e 33 hanno invece avviato un percorso di supporto psicologico (in 21 casi entrambi i percorsi sono stati avviati). Il 50 per cento delle donne che hanno avuto accesso allo sportello ha un’età compresa tra 41 e 60 anni di età, il 26% tra 31 e 40, il 12% oltre i 60 e il 13% tra 18 e 30 anni: di fronte a questi numeri diventa difficile ipotizzare che per le nuove generazioni ci sia stata una nuova presa di coscienza dei limiti di un sano rapporto tra uomo e donna.
Il 74% delle donne che hanno richiesto aiuto è di nazionalità italiana e non si deve pensare che il loro livello di istruzione sia basso: il 42% ha un diploma di scuola superiore e l’11% una laurea. Il 64% risulta essere occupata, ma spesso e volentieri si tratta di lavori sottopagati, che non sono in grado di garantire l’autosufficienza della persona. Il 35% delle richiedenti è coniugata, il 33% nubile, il 12% divorziata, il 5% convivente, il 13% separata e il 2% vedova. Quattro donne su dieci hanno figli minori, mentre il 27% non ha figli.
Ci sono poi le diverse tipologie di violenza che emergono nei colloqui con le donne che hanno avuto accesso allo sportello e spesso coesistono: domina la violenza psicologica, che caratterizza quasi tutti i casi (96%) e precede la violenza fisica (58%): ci sono poi quella sessuale (15%), lo stalking (36%), economica (25%), la molestia sessuale (3%), l’assistita (37%) e la segregazione (4%). Responsabile della violenza è per lo più il marito (32%) ma tra i soggetti hanno un ruolo importante anche l’ex marito (11%), il convivente (15%), l’ex convivente (12%), il fidanzato (5%), l’ex fidanzato (8%) ma anche il figlio (4%), i genitori (4%) e un altro parente (4%). L’autore della violenza è, nell’81% dei casi, un italiano e nel 19% un cittadino extra Ue. In quanti casi le donne arrivano a una denuncia, passaggio certo non semplice? Chi denuncia è meno di una donna su due, con una percentuale totale del 43%.