REDAZIONE LEGNANO

La mantide di Parabiago a e la ricostruzione di un omicidio. L’anestetico, la coca e la testimone: “C’era quell’uomo”

Maurizio Massè sarebbe stato visto uscire all’alba dalla villetta in cui morì Michele Della Malva. Oltre 13 anni dopo è in stato di fermo. L’accusa: uccise l’ex cognato d’accordo con Adilma

Il pm Ciro Vittorio Caramore alla prima udienza del processo in corso a Busto Arsizio per la morte di Fabio Ravasio, ultimo compagno di Adima Pereira Carneiro (a destra). Ora indaga sull’altro caso

Il pm Ciro Vittorio Caramore alla prima udienza del processo in corso a Busto Arsizio per la morte di Fabio Ravasio, ultimo compagno di Adima Pereira Carneiro (a destra). Ora indaga sull’altro caso

MILANO – “Io quella mattina ero sveglia, intorno alle 5-5.30, perché avevo un bimbo piccolo di circa due mesi e lo dovevo allattare. Sentii qualcosa di strano. Sentii, in particolare, un colpo molto forte. Capii che proveniva dal bagno dell’abitazione di Adilma e Michele, al piano terra. Io guardai fuori dalla finestra e vidi questo signore che usciva furtivamente. Lo sentii camminare, perché per terra c’era la ghiaia e si potevano sentire persino i passi. Lo vidi bene in faccia”. Era la faccia, che una testimone ha riconosciuto 13 anni dopo, di Maurizio Massè, all’epoca quarantacinquenne, pluripregiudicato fedelissimo del fratello del boss Pepè Flachi. Sabato il pm della Procura di Busto Arsizio Ciro Caramore ne ha disposto il fermo per l’omicidio dell’ex cognato Michele Della Malva, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2011 nella villetta di Mesero in cui il quarantottenne legato a una delle famiglie più influenti della mala foggiana viveva (da detenuto semilibero) con la moglie brasiliana Adilma Pereira Carneiro, i tre figli gemelli e i tre figli avuti in precedenza dalla donna. Già, proprio la quarantanovenne a processo per l’assassinio mascherato da incidente dell’ultimo compagno, Fabio Ravasio.

Scavando a ritroso nella vita della “mantide di Parabiago”, adepta della religione Candomblè, i carabinieri della Compagnia di Legnano hanno approfondito le circostanze che portarono al decesso di Della Malva, sentendo parenti e vicini e cercando un finale alternativo alla morte per overdose di cocaina. O meglio, l’overdose ci fu, ma, per gli inquirenti, indotta da Massè, amante di Adilma da almeno due mesi. Ecco la ricostruzione, nell’ipotesi dell’accusa: l’uomo avrebbe stordito l’ex cognato, esperto di arti marziali, con una dose di sonnifero versata in una bevanda alcolica; poi gli avrebbe iniettato nei talloni una sostanza paralizzante per inserirgli nella bocca i due cartocci di cocaina ritrovati dai medici legali nello stomaco durante l’autopsia.

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La mantide di Parabiago indagata per la morte del secondo marito Michele Della Malva. L’ipotesi: “Avvelenato per l’eredità”. Fermato il presunto complice

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Dei due fori vicino ai piedi del cadavere ha parlato agli investigatori anche Igor Benedito, primo figlio di Adilma alla sbarra come presunto conducente dell’auto che ha travolto intenzionalmente Ravasio il 9 agosto scorso: “Io avevo chiesto, in più occasioni, a mia madre come mai vi fossero quei buchi, ma mia madre non mi dava delle risposte. Mi diceva “Pensa al tuo futuro, lascia perdere il passato””. In realtà, la tesi del pm, Pereira Carneiro non aveva alcun interesse a scoprire la verità, visto che sarebbe stata complice e mandante del delitto.

Di più: come nel caso Ravasio, anche 13 anni fa Adilma si premurò di mettere distanza tra sé e la scena del crimine, visto che in quelle ore era al Buzzi per accudire i gemelli con la bronchite. Quando la figlia Ariane la chiamò alle 5 per segnalarle che Della Malva urlava in preda a dolori lancinanti, “lei mi disse che avrebbe chiamato l’ambulanza”. In realtà, la telefonata arrivò solo alle 10.34: “Non respira più, ha cominciato a sbavare, non sentono il cuore”, disse concitata la donna all’operatore del 118, simulando una sequenza in corso. Falso: il quarantottenne era deceduto cinque ore prima.

Perché? Stando a quanto emerso dagli accertamenti, la “mantide” e l’amante volevano spartirsi soldi e orologi di Della Malva, custoditi in una cassaforte. Alla fine, però, Massè l’avrebbe bruciata sul tempo, facendo sparire tutto ciò che c’era di valore: “Quel bastardo mi ha fregato, mi sono fidata”, la confidenza al figlio Igor. Ieri l’ex braccio destro di Enrico Flachi ha negato tutto, professandosi innocente davanti al gip Anna Giorgetti. Il giudice ha convalidato il fermo, riservandosi sulla misura cautelare.