
Lonati raccontò la sua storia in un libro
Legnano, 17 novembre 2015 - Misteri rimasti irrisolti. Leggende che nei decenni, invece che dissolversi, si sono moltiplicate. Documenti segreti mai ritrovati. Storie di spionaggio veritiere o strampalate. Testimoni, più o meno improvvisati, oramai tutti deceduti. Chi fucilò il 28 aprile del 1945 Benito Mussolini è ancora celato dietro tanti, troppi dubbi. E ora, quegli interrogativi potranno non avere davvero più una risposta certa. È morto infatti a Brescia sabato a 94 anni, ed è stato sepolto ieri con i suoi segreti, il partigiano legnanese Bruno Giovanni Lonati che dopo 50 anni di silenzio asserì di essere stato lui a giustiziare il Duce. La sua “spy story”, considerata dal noto studioso americano Peter Tompkins assolutamente attendibile, smentì la versione ufficiale data dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia secondo la quale fu il partigiano comunista Walter Audisio, con i compagni Michele Moretti e Aldo Lampredi a fucilare il dittatore fascista. Tra tanti mitomani, anche e soprattutto certi sedicenti protagonisti ingolositi dai ricchi compensi che i rotocalchi dell’epoca distribuivano con larghezza, Lonati fu invece definito una persona seria e le sue dichiarazioni apparsero a molti storici (tra i quali Luciano Garibaldi) del tutto convincenti. Nel 1994 pubblicò il libro «Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità», in cui rivelò di essere stato lui l’autore dell’uccisione di Mussolini il 28 aprile 1945, poco dopo le ore 11, in una stradina a Bonzanigo di Mezzegra, sul lago di Como, nell’ambito di una missione segreta diretta dall’agente John Maccaroni, detto “il capitano John”.
Lo scopo della missione, sarebbe stato quello di impedire la diffusione del contenuto del presunto carteggio tra lo statista britannico Winston Churchill e Mussolini, recuperandolo e sopprimendo il Duce e la sua amante Claretta Petacci. Di quei documenti non si seppe più nulla e l’agente inglese avrebbe concordato il silenzio di Lonati per cinquant’anni. Ecco perchè avrebbe scritto il suo memoriale solo nel 1994. Nato a Legnano il 3 giugno 1921, dal 1936 al 1956, Lonati ha lavorato alla Franco Tosi. Fu commissario politico della 101esima Brigata Garibaldi e comandante, con il nome di “Giacomo” di una divisione partigiana formata da tre brigate operanti nel capoluogo lombardo. Trasferitosi a Torino nel 1958, ricoprì incarichi dirigenziali alla Fiat. Dopo la pensione Lonati si stabilì a Brescia, ma fu sempre molto legato alla sua città d’origine. Ieri, ai funerali celebrati nella chiesa bresciana di Sant’Angela Merici, c’era anche una delegazione dell’Anpi di Legnano. Per un ultimo saluto al partigiano combattente che uccise il Duce.