
Per la seconda volta la comunità islamica si è dovuta rivolgere al Tar per poter utilizzare l’area del campo sportivo per poter pregare. La primavera scorsa si era trattato del Ramadan, questa volta è la Festa del Sacrificio
Turbigo (Milano) – Nuova “vittoria“ della Moschea Essa nella sfida aperta con il Comune di Turbigo: dopo che il Tar della Lombardia aveva chiesto, ad aprile, l’intervento del prefetto di Milano per permettere la festa di fine ramadan a cui si opponeva il sindaco Fabrizio Allevi (festa che si è infine tenuta al campo sportivo comunale), il tribunale amministrativo ha una volta ancora bocciato una decisione dell’amministrazione comunale, che aveva negato allo stesso gruppo l’uso del campo sportivo per la Festa del Sacrificio.
Alla nuova richiesta dell’associazione Moschea Essa, il Comune aveva infatti risposto con una mozione approvata dal consiglio comunale lo scorso 27 maggio: a giustificare quella mozione il fatto che due richieste in pochi mesi di utilizzare il campo sportivo per la preghiera facevano venir meno carattere di eccezionalità, “trasformando“ così il campo sportivo in un luogo di culto a tutti gli effetti, scopo a cui non è destinato. L’associazione si è dunque rivolta al Tar che, in soli tre giorni ha sospeso la mozione ordinando all’amministrazione comunale di concedere il luogo per la festa. Secondo il sindaco, Fabrizio Allevi, si tratta di una vicenda "preoccupante" che "espropria di fatto un Consiglio Comunale del diritto/dovere di pronunciarsi".
«Come sindaco insieme alla giunta e ai consiglieri di maggioranza esprimo il mio totale disappunto di fronte al fatto accaduto - ha detto Allevi - e alla decisione del Tar Lombardia. Noi non ci fermeremo e porteremo all’attenzione del Governo e nelle dovute sedi questa triste e preoccupante vicenda". Dichiarazioni definite come "stupefacenti" da Luca Bauccio, legale di Moschea Essa: "Corre l’obbligo di ricordare che le elezioni democratiche non servono a conferire al consiglio comunale e al sindaco il potere di disapplicare le leggi - ha commentato l’avvocato -. Sembra che per il sindaco Allevi e per la sua maggioranza di consiglieri comunali non viga la Costituzione e le leggi, nemmeno lo statuto comunale ma la loro legge politica fondata sulla discriminazione e la persecuzione di una pacifica minoranza religiosa che ha chiesto solo uno spazio per pregare in una giornata di festa. Si preoccupi di eseguire l’ordinanza del Tar".