SARA RIBOLDI
Cronaca

Edilizia e appalti: l'assalto dei clan all'Altomilanese

Sedriano è il primo Comune della Lombardia sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2013. L’ex sindaco finisce a...

L'immobile di Dairago

Legnano (Milano), 6 febbraio 2016 - Inviata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano la relazione sull’attività svolta dalle commissioni per la gestione straordinaria dei Comuni sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso ai presidenti di Senato e Camera, nonché al presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali. La relazione – a cura del dipartimento per gli Affari interni e territoriali – illustra le attività svolte tra il 2010 e il 2014 per il ripristino della legalità. Nel documento viene descritta nel dettaglio anche la situazione di Sedriano. Siamo nell’ottobre 2013 quando il Consiglio comunale di Sedriano viene sciolto per infiltrazioni legate alla criminalità organizzata. Il procedimento era scaturito da una lunga attività di investigazione che si era conclusa nell’ottobre 2012 con l’arresto di soggetti ritenuti legati alla ‘ndrangheta e di alcuni esponenti politici che avrebbero avuto un contatto con le cosche (in particolare con il clan Di Grillo Mancuso). Fra questi, c’era anche l’ex primo cittadino di Sedriano, Alfredo Celeste; attualmente Celeste è accusato di corruzione (senza l’aggravante dell’associazione mafiosa) al processo in corso al Palazzo di Giustizia di Milano. Secondo la pubblica accusa, avrebbe fatto promesse in cambio di sostegno per le elezioni comunali del 2009. Ma la condanna chiesta dal Pubblico ministero Giuseppe D’Amico è di tre anni e sei mesi: le promesse non si sarebbero concretizzate e inoltre non c’è la prova che l’ex sindaco sapesse con chi avesse a che fare. Il processo è ancora in corso, ma intanto la relazione è molto dura. Si parla del settore appalti «risultato soggetto a gravi infiltrazioni». Si parla delle criticità dell’area feste, della manutenzione del patrimonio comunale, di procedure «illegittime».  E poi l’attività della commissione prefettizia che ha «fortemente inciso sull’attività gestionale con 268 delibere consiliari, 32 atti di indirizzo e ha inoltrato 10 esposti alla Corte dei Conti e cinque alla Procura della Repubblica». Nella relazione si riassumono i vari provvedimenti: la revoca di molti incarichi esterni, la sostituzione di due ditte che avevano ottenuto l’appalto per la manutenzione del verde pubblico, «l’adozione delle misure volte a contrastare il degrado dei settori dei lavori pubblici, sia attraverso atti di indirizzo, sia mediante controlli successivi aventi ad oggetto l’applicazione del codice dei contratti pubblici e della normativa antimafia». Un quadro molto forte quello descritto nella relazione: bisognerà ora attendere l’esito del processo per vedere se le accuse saranno confermate o meno. Del resto, la presenza della ‘ndrangheta sul nostro territorio è ormai riconosciuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. Più volte nel corso del processo è emerso un giro di recupero crediti messo in atto mediante modalità estorsive da persone che si avvalevano, secondo gli inquirenti, della capacità di intimidazione derivante dal vincolo associativo dell’articolazione mafiosa Di Grillo -Mancuso. Spesso erano gli stessi imprenditori del Castanese e del Magentino a rivolgersi ai clan per recuperare i loro soldi o per avere dei prestiti non concessi dalle banche. Da qui all’ingresso in un vortice senza uscita il passo è breve.