
Quattro fermi per l’omicidio volontario in concorso di Mohamed Elsharkawy
Abbiategrasso (Milano), 24 aprile 2025 – Tre fratelli e un amico italiani. E non si esclude sia coinvolta una quinta persona, forse proprio chi ha sferrato la coltellata mortale al cuore. La svolta nelle indagini sull’omicidio di Mohamed Elsharkawy, il ventunenne egiziano ucciso venerdì notte nel quartiere Aler di via Fusè, ha portato al fermo di tre ragazzi di 18, 20 e 27 anni e di un amico ventisettenne. Mohamed li aveva incrociati il pomeriggio prima dell’agguato nei pressi del Bar 21 di corso XX Settembre, in pieno centro di Abbiategrasso.
Ingredienti della vendetta
Qualche nemico l’aveva, si vocifera. Intascava i soldi, ma poi l’hashish non lo consegnava. Rumors al vaglio degli investigatori che stanno passando al setaccio la vita della vittima e deigli aggressori. Fatto sta che l’egiziano avrebbe ricevuto 600 euro dagli italiani ma la droga non l’aveva consegnata.
Così nel pomeriggio uno dei quattro giovani sottoposti a fermo ha tirato uno schiaffone a un “cavallino“ dell’egiziano, cioè un suo spacciatore: la prima avvisaglia di qualcosa di grosso che sarebbe capitato di lì a poche ore in uno dei porticati del quartiere famigerato per le continue liti e risse tra bande di spacciatori. Vittima e aggressori – accusati di omicidio volontario aggravato in concorso tra loro – sono tutti residenti in quei casermoni.
L’ipotesi
“Non possiamo escludere che a sferrare la coltellata mortale sia stata una quinta persona – commenta l’avvocato Roberto Grittini che difende i quattro giovani sottoposti a fermo – Quello che posso dire al momento è che di sicuro non era loro intenzione di uccidere. La situazione è degenerata”. Il ventunenne accoltellato è stato poi trasferito all’ospedale di Legnano, dove poco dopo è morto. Ora subentra la paura che ad Abbiategrasso scoppi l’inferno.
Il dolore degli amici
Da una parte gli italiani e dall’altra gli egiziani: tutti legati al mondo criminale dello spaccio, sono sul piede di guerra. E allora perché non vendicare Mohamed? Non era uno stinco di santo, ma nella testa di molti amici è morto ingiustamente, non se lo meritava. Il carcere in questo momento per i suoi aggressori rappresenta certamente la salvezza. Domani alle 13.45 in piazza Castello un minuto di silenzio per la giovane vita spezzata.