Rescaldina (Milano), 21 aprile 2022 - Alla fine il movente diventa più chiaro e la scintilla che ha acceso la violenza omicida di Davide Fontana prende forma in un preciso momento. L’istante in cui scatta una telefonata, quella dell’ex compagno di Carol Maltesi, vittima del massacro scattato nella casa di corte di Rescaldina, alle porte di Milano. È il giudice per le indagini preliminari Stefano Colombo a puntualizzarlo dopo che il pm di Busto Arsizio, Carlo Alberto Lafiandra, ha chiesto il rinnovo della custodia cautelare in carcere per il responsabile dell’omicidio della 26enne, uccisa e poi fatta a pezzi e infine gettata in un dirupo nelle valli bresciana.
Tutto avviene durante le riprese di un video hard che i due stavano girando al primo piano dell’abitazione di Carol, nel cortile di via Barbara Melzi, durante la mattina dello scorso 10 gennaio, in un improvvisato set cinematografico. Lei era coperta in volto da un sacco e legata al palo di lap dance della camera da letto. All’improvviso, lo squillo del telefono. Carol avrebbe preteso di essere slegata e dopo essersi tolta il sacco dalla testa aveva risposto all’ex compagno parlando ad alta voce di un imminente trasferimento a Verona, città dove avrebbe raggiunto il suo bambino di sei anni e dove sarebbe andata poi a vivere. Qui probabilmente Fontana, che aveva lasciato la compagna e la sua serena vita borghese da bancario per inseguire Carol, capisce che la donna sta sfuggendo al suo controllo. La reazione dell’uomo è immediata e violenta: Fontana prende un martello e la colpisce con violenza, ovunque, e fino a ridurla in fin di vita, rantolante. Qui, vedendola soffrire, secondo quanto avrebbe riferito, sarebbe sceso in cucina per recuperare il coltello col quale le ha tagliato la gola, uccidendola. Il tutto mentre la telecamera riprendeva la scena. Da questo il motivo del sequestro del materiale informatico dell’uomo trovato dalla scientifica in casa sua, adesso al vaglio delle esperti per cercare di recuperare il filmato che documenta la morte della 26enne, poi cancellato dal Fontana. L’ultima spinta al movente sarebbe arrivata proprio dalla telefonata dell’ex in cui Carol ammetteva di voler lasciare Rescaldina per sempre.
Fontana, dopo l’omicidio, ha iniziato il tragico rituale con il quale, soltanto alla fine di diversi tentativi di distruggere i resti della donna, è riuscito a disfarsi del corpo. Il viaggio in un agriturismo di Cittiglio, dove l’uomo prova a bruciare il cadavere, tentativo ripetuto anche in una casa di campagna del Novarese, poi il depezzamento dei resti, infine la conservazione del cadavere dentro al freezer a pozzetto, comprato appositamente online e ritrovato dagli stessi inquirenti dentro l’appartamento. E intanto i depistaggi, il tentativo di non destare inquietudine fra le persone che cercavano Carol per telefono, con messaggi che parlavano di "una pausa nel lavoro". E poi il 20 marzo l’ultimo viaggio, seguito a un sopralluogo, con l’auto della stessa vittima e il cadavere nel bagagliaio, fino alla Valcamonica, dove sbarazzarsi dell’ingombrante carico in un dirupo. Pochi giorni prima di essere scoperto. Intanto, resta la raccolta di fondi degli amici a favore del figlio di Carol, orfano. In queste ore i soldi raccolti si avvicinano alla soglia dei 5.000 euro che rimane l’obiettivo inizialmente stabilito. L’iniziativa si affianca a quella del padre per finanziare il funerale.