NICOLA PALMA
Cronaca

Il giallo di Cisliano: due fucilate per ammazzare il giovane di 28 anni. Freddato per la droga?

Autopsia sul cadavere trovato in una strada isolata, caccia a chi lo ha abbandonato. La pista porta agli ambienti dello spaccio

I rilievi dei carabinieri nella notte lungo la strada di campagna a Cisliano. Il cadavere era vicino al fosso, accanto all’asfalto

I rilievi dei carabinieri nella notte lungo la strada di campagna a Cisliano. Il cadavere era vicino al fosso, accanto all’asfalto

MILANO – Un foro poco sopra il ginocchio sinistro. E uno, letale, alla parte inferiore sinistra dell’addome. Due pallini di piombo per uccidere. L’autopsia sul cadavere ritrovato la sera dello scorso 4 gennaio in una strada isolata di Cisliano ha chiarito le cause del decesso di un uomo di origine nordafricana: è stato assassinato a fucilate. Non ci sono ancora certezze sull’identità, anche se la fotocopia di una patente con nome e data di nascita, che era accanto al corpo, lascia supporre ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Abbiategrasso, guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal capitano Francesco Lionello, che si tratti di Soufiadine M., ventottenne marocchino.

Mai fotosegnalato dalle forze dell’ordine (e di conseguenza l’analisi delle impronte digitali potrebbe essere inutile), la persona che corrisponde al documento è stata invece controllata per tre volte, sempre fuori dalla Lombardia: due volte ad Avezzano, in Abruzzo, e una volta a Piacenza dalla polizia ferroviaria; sembra che in una di queste occasioni avesse con sé pure un foglio che attestava una richiesta di asilo in Italia, anche se probabilmente si trattava di un documento fasullo (visto che con quelle generalità non risultano istanze simili nelle banche dati).

Detto questo, l’autopsia ha sciolto i dubbi delle prime ore sull’origine dell’unica ferita rintracciata dal medico legale (si era pensato a un fendente alla pancia con un punteruolo) e rafforzato l’ipotesi dell’assassinio da inserire negli ambienti dello spaccio di droga. Del resto, solo nove giorni prima, c’è stato un delitto con modalità simili quantomeno nell’esecuzione, sebbene al momento non siano emersi collegamenti: il 26 dicembre è stato ucciso il trentunenne marocchino Anas Khouja, colpito da due fucilate alla testa e ritrovato in un’area boschiva al confine tra i Comuni di Arluno, Vanzago e Pogliano Milanese.

Le indagini, coordinate dal pm Paolo Storari, puntano a individuare la macchina che ha trasportato il corpo in via Regina Elena e soprattutto chi la guidava: il fatto che il cadavere sia stato abbandonato sul ciglio della strada, e non nella vicina roggia che avrebbe ritardato chissà di quanti giorni la scoperta, fa pensare che l’auto fosse guidata da una persona che conosceva il marocchino e che magari l’ha soccorso quando era gravemente ferito o già deceduto, per poi lasciarne il corpo in un punto in cui fosse facilmente visibile (con la patente di fianco per dargli subito un nome).

Il range temporale da analizzare si è ristretto col passare dei giorni: l’attenzione degli investigatori dell’Arma si sta concentrando sul lasso di tempo compreso tra le 20 e le 21, quando un automobilista di 45 anni ha chiamato il 112.