Assillata dalla gelosia aveva già tentato in passato il suicidio. Per questo era finita in ospedale, due anni fa, ricoverata nel reparto di psichiatria. Da allora era in cura al servizio psichiatrico territoriale la donna di 47 anni, originaria di Genova, Vita Di Bono che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso il marito Luigi Buccino accoltellandolo alla schiena e alla gola. Poi ha rivolto il coltello contro di sé procurandosi delle ferite mortali. Lei era casalinga. Qualche tempo fa era stata anche assunta come operaia.
"L’ho vista a casa dopo qualche mese e mi ha detto di aver perso il posto di lavoro per essersi fratturata un piede" racconta una vicina. "Conoscevo questa donna ma non sapevo che avesse dei dissidi col marito. La vedevo spesso con i nipotini, figli della figlia. Era premurosa con loro, ci giocava in cortile. Era cordiale con tutti noi" dice un anziano mentre esce dalla casa della figlia, nello stesso caseggiato della Di Bono. "Ho sentito dire e ho letto sui giornali che litigavano spesso tra loro. Noi non ci siamo mai accorti, anche perché i Buccino abitavano nell’altra scala della palazzina" aggiunge.
I litigi famigliari sono stati confermati invece da un’amica di Vita Di Bono, che abita nella stessa scala. "Quando accadeva sentivo battere colpi alla porta e anche manate sul muro. Poi quando rientrava il figlio tutto si acquietava". Ma era chiaro che i malumori fossero persistenti, così come i dubbi della donna sulla fedeltà del marito che sfociavano nella voglia di farla finita. "Erano nostri clienti. Li abbiamo sempre visti spensierati. Che ci fossero problemi tra loro lo dicevano in molti ma con noi non hanno mai fatto trapelare nulla", commentano in un vicino bar tabacchi solitamente frequentati da Vita e Luigi, dove campeggia la copia de Il Giorno aperta sulla pagina con la notizia dell’omicidio-suicidio che si è consumato a pochi passi da lì.