
Esercizi di palleggio della giocatrice Marta Razza che dimostrano la sua bravura
Mentre in Europa cresce l’interesse per le squadre “in rosa”, in Italia ancora non tutti apprezzano l’accostamento “donne e pallone”. Gli spettatori e i tifosi lamentano l’assenza di contatto diretto, le minori abilità tecniche, le azioni meno coinvolgenti. Dal punto di vista fisico, l’altezza media delle giocatrici penalizza il gioco di testa e la minore forza incide sulla velocità e sul tiro.
Queste osservazioni sono parzialmente condivisibili, tanto che sono a volte le stesse calciatrici a non apprezzare in tutto il loro stesso sport, soprattutto da vedere. Ma perché così tanti pregiudizi? E siamo sicuri che sia proprio così?
Innanzitutto, leggendo i dati, il calcio femminile nacque in Inghilterra nel 1894 ma in Italia è diventato professionistico soltanto il 1 luglio del 2022, ben 114 anni dopo quello maschile. Forse è questa la causa per cui, dati FIGC alla mano, il 40% degli italiani dichiara di trovare il calcio femminile lento e noioso, soprattutto se paragonato alle prestazioni fisiche dei grandi campioni uomini del calcio nostrano e internazionale.
Infatti, come qualunque altra disciplina, con la pratica agonistica è più facile essere condotti a migliorare le prestazioni e dunque a raggiungere livelli più alti. Così gli incontri attirerebbero interesse e spettatori: sappiamo quanto sono importanti la visibilità e l’attenzione mediatica per rendere famoso, e quindi sponsorizzato, uno sport. In questo modo ci potrebbe essere un ritorno positivo, un vero e proprio circolo virtuoso.
Una soluzione potrebbe essere incoraggiare le donne a praticare questo sport fin da piccole, in modo che le associazioni possano costituire da subito delle squadre di sole bambine ed incrementare la passione per il calcio femminile. Mettere questa attività alla portata di tutte potrebbe inoltre incuriosire anche chi non fosse già interessata al calcio, fino a normalizzare una decisione che per ora rimane straordinaria e “strana”, e magari pure diventare di moda.
Lo sport in generale, ed il calcio in particolare vista la sua popolarità, ha quindi a disposizione una importante sfida: può essere un mezzo per contrastare la disuguaglianza di genere, come già in precedenza ha fatto da apripista per combattere e vincere la battaglia contro il razzismo.
Chi critica il calcio femminile, inoltre, spesso non ha una vera e solida motivazione; ci si basa sulla diffidenza verso una cosa nuova. Accade in ogni campo dell’esperienza: pensate a quanti cibi non potremmo gustare, in infinite varianti, se ci facessimo vincere dall’ essere troppo conservatori, o a quante canzoni non ascolteremmo, se esistesse un solo stile per suonare!
Ben venga, quindi, qualche differenza tra l’approccio maschile e quello delle ragazze: possono ben coesistere due versioni parallele dello stesso gioco. Magari, proprio per rimediare alle differenze coi maschi, vedremo nuove mosse e nuove tecniche!