CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Parabiago, la mantide Adilma Pereiro ora parla: “La morte di Fabio Ravasio? Colpa di un uomo ossessionato da me”

La 49enne accusata di essere a capo del complotto che ha portato alla morte del compagno Fabio Ravasio interrogata per oltre quattro ore: ha provato a difendersi scaricando la responsabilità su altri

Adilma Pereira Carneiro accusata di essere la mente dietro l’omicidio di Ravasio

Parabiago, 7 ottobre 2024 – Scarica le responsabilità verso l’amante e rifiuta di essere dipinta come una sacerdotessa di magia nera. Indiscrezioni emergono dall’interrogatorio di Adilma Pereira Carneiro, 49enne brasiliana accusata di essere la mente dietro l’omicidio del compagno Fabio Ravasio.

Dopo che, durante l’interrogatorio di garanzia, la donna aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, ieri in Procura avrebbe invece scaricato le sue responsabilità.

"Non c’entro nulla”

La donna ha sostenuto di essere estranea ai fatti, dando la colpa ad altri, nello specifico Massimo Ferretti, per gli inquirenti suo amante, con il quale lei nega di aver avuto una relazione ma che anzi accusa di essere ossessionato da lei. Una ricostruzione, questa, che riflette le dichiarazioni fatte da Igor Benedito, il figlio 26enne di Adilma. Lo scenario investigativo ruota attorno a un omicidio pianificato nei minimi dettagli. Il 9 agosto scorso, Fabio Ravasio è stato investito da un’auto in via Vela a Parabiago, un atto che gli inquirenti ritengono non sia stato un incidente, ma un piano premeditato.

Secondo l’accusa, Igor Benedito e Marcello Trifone, a bordo di un’Opel Corsa nera, avrebbero travolto Ravasio mentre tornava a casa in bicicletta. I “pali”, Fabio Lavezzo e Mirko Piazza, avrebbero avuto il compito di segnalare il momento esatto in cui la vittima passava, consentendo agli esecutori di agire. Lavezzo e Piazza, al contrario degli altri, hanno confermato le loro versioni.

Adilma rimane comunque l’indiziata numero uno. Sebbene non avesse un lavoro, la donna è riuscita ad accumulare una serie di proprietà di valore, fra cui la casa condivisa con Ravasio, una cascina a Parabiago da ristrutturare, una casa a Mentone e una a Vieste, quest’ultima ereditata da un precedente marito morto in circostanze misteriose a soli 48 anni.

Il prestito incriminato

Una delle abitazioni sarebbe stata acquistata con un prestito di 500.000 euro da parte dei genitori di Ravasio, denaro che Adilma non avrebbe mai iniziato a restituire. Il legame tra Adilma e Marcello Trifone, suo ex marito e coinvolto nel piano omicida, è altrettanto controverso.

I due, nonostante la fine della loro relazione, non hanno mai ufficializzato il divorzio e Trifone sarebbe rimasto coinvolto nel delitto, spinto forse dalla mancata accettazione della separazione. In una telefonata intercettata dagli inquirenti, Adilma chiede a Trifone se avesse usato i guanti mentre saliva in auto il giorno dell’omicidio.

Trifone risponde che non li aveva usati, ma che a guidare era stato Igor, specificando di essere salito molte volte su quella vettura in passato. Questo dettaglio confermerebbe la sua presenza e l’azione coordinata di almeno quattro dei sei coinvolti. Restano aperti molti interrogativi sul reale movente dietro questo crimine e sulle relazioni dei protagonisti di questa intricata vicenda.