Parabiago (Milano), 20 novembre 2024 - Una strada provinciale, una bicicletta, una notte d’estate trasformata in un incubo. Sono trascorsi tre mesi dalla tragica morte di Fabio Ravasio, travolto dalla Opel nera lungo la provinciale 149 il 9 agosto scorso. Ma dietro l’apparente fatalità si cela una trama oscura: un omicidio premeditato, orchestrato dalla donna che lui amava e considerava madre dei suoi figli, Adilma Pereira Carneiro. La quarantanovenne brasiliana, al centro di una storia che sembra uscita da un thriller, continua a dichiararsi innocente.
Tuttavia, il pubblico ministero Ciro Vittorio Caramore ha richiesto il giudizio immediato per lei e i sette complici coinvolti nell’efferato piano, tra cui il figlio Igor Benedito, il genero Fabio Lavezzo, il marito legale Marcello Trifone, l’amante Massimo Ferretti e altre figure come il meccanico Fabio Oliva, l’amico Mirko Piazza e il pusher marocchino Mohamed Dhabi.
Gli investigatori hanno ricostruito un progetto tanto elaborato quanto maldestro. Dopo aver scartato altre opzioni, il gruppo ha deciso di simulare un incidente stradale, utilizzando un’auto vecchia e incidentata da anni, la Opel Corsa nera di Adilma. Il veicolo fu rimesso in funzione dal meccanico Oliva, mentre al volante, mascherato con una parrucca, c’era il figlio Igor. Accanto a lui, come in una macabra parodia di un rally, sedeva il marito Trifone. L’amante Ferretti coordinava a distanza, mentre gli altri complici presidiavano la strada.
Ma il piano aveva falle gigantesche: la targa dell’auto, nonostante fosse stata alterata, ha permesso ai carabinieri di risalire rapidamente alla proprietaria. Dietro il delitto, un movente economico: i soldi di Ravasio, che lei sperava di ereditare manipolando i documenti di due gemelli, in realtà figli biologici di Trifone. Il primo a crollare è stato il genero, che ha rivelato tutti i dettagli agli inquirenti.
Gli arresti sono scattati tra il 22 e il 26 agosto, mettendo fine alla farsa di un complotto che, per la sua approssimazione, difficilmente avrebbe potuto sfuggire alla giustizia. Adesso, se il processo seguirà il ritmo delle indagini, la banda potrebbe trovarsi davanti alla corte d’assise già entro Natale. La fine di una storia tragica, che lascia dietro di sé una scia di sangue, avidità e tradimento.