L’allarme per la diffusione della peste suina africana tra i cinghiali del Parco del Ticino continua a destare preoccupazione. Già a gennaio la situazione aveva portato alla chiusura di un varco di ingresso nell’area protetta a Bernate Ticino. In questi giorni il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, ha incontrato il direttore generale di Ats Città Metropolitana, Walter Bergamaschi, il direttore del Parco del Ticino, Claudio De Paola, e il sub commissario Mario Chiari, incaricato del contenimento della peste suina africana, per discutere le misure di controllo e le strategie necessarie a contrastarne la diffusione.
La Prefettura ha evidenziato, in una nota ufficiale, il costante impegno dell’ente Parco nel monitorare il territorio e contenere il contagio. Per rafforzare l’azione di contrasto, nei prossimi mesi verranno intensificate le operazioni di controllo con la collaborazione della polizia provinciale e un maggiore impiego di cani molecolari. L’Ats Città Metropolitana ha assicurato il proprio supporto per coordinare iniziative mirate all’eliminazione del virus.
Parallelamente, è stata sottolineata l’importanza di una corretta informazione ai visitatori del Parco del Ticino per evitare che escursionisti e gitanti diventino inconsapevolmente vettori del contagio. La peste suina africana non ha una cura né un vaccino, quindi il controllo si basa su misure di prevenzione, come l’abbattimento degli animali infetti e il rafforzamento della biosicurezza negli allevamenti.
Ch.So.