IVAN ALBARELLI
Cronaca

ll Parco lombardo del Ticino festeggia mezzo secolo: da 50 anni è un argine a difesa della natura fra Varese, Milano e Pavia

Una mostra itinerante partita a Magenta e che farà tappa anche in Regione Lombardia celebra la prima oasi regionale tutelata d’Italia, che è anche riserva Onu della Biosfera e che difende dal cemento quasi 92mila ettari di territorio fluviale e 230 specie di uccelli

Uno scorcio suggestivo del fiume Ticino e della natura che lo circonda

Uno scorcio suggestivo del fiume Ticino e della natura che lo circonda

Magenta (Milano), 26 aprile 2025 – Il parco regionale dei record festeggia mezzo secolo di vita. Il Parco lombardo del Ticino nato il 9 gennaio del 1974 da un progetto lungimirante e unico, fino a quel momento, nella storia della tutela ambientale d’Italia festeggia in realtà quest’anno ben 51 anni di vita, ma le iniziative messe in atto dal consorzio di gestione (che ha sede a Magenta ed estende la sua attività sulle tre province attraversate dall’area protetta: Varese, Milano e Pavia) entrano nel vivo adesso.   

Una veduta aerea del parco del Ticino
Una veduta aerea del parco del Ticino

Numeri record 

Il parco dei record, dicevamo. E in effetti lo è. È stata innanzitutto la prima area regionale protetta con un’estensione di 918 chilometri quadrati distribuita su tre province, pari a 91.800 ettari, lungo il corso di un fiume  protetto lungo tutto il suo corso dal lago Maggiore fino alla sua immissione nel Po all’altezza di Pavia. È riserva Onu della Biosfera dal 2002 – titolo di cui poche altre aree verdi in Italia e nel mondo possono vantarsi – proprio per l’unicità del suo ecosistema e della sua flora e fauna, corridoio ambientale per le migrazioni dal nord al sud Europa per diverse specie di uccelli. Il Parco del Ticino si trova, infatti, lungo le rotte migratorie che ogni anno vengono percorse dagli uccelli che dall'Africa settentrionale si dirigono in Europa (e viceversa). 

Due zone umide ripristinate arricchiranno la biodiversità della riserva Bosco Negri a Pavia, grazie a una generosa donazione e all'impegno della Lipu e del Parco del Ticino
Due zone umide ripristinate arricchiranno la biodiversità della riserva Bosco Negri a Pavia, grazie a una generosa donazione e all'impegno della Lipu e del Parco del Ticino

Le specie presenti 

Fra le numerose specie presenti troviamo la martora, il picchio nero e l'astóre, il capriolo, lo scoiattolo rosso, il tasso, il picchio rosso minore e maggiore, la cinciallegra, il picchio muratore e il rampichino comune. Tra gli anfibi la rane dalmatina e la rana lataste. Ci sono poi aironi, garzette. Tra i pesci, trote marmorate, pighi, storioni. Parliamo, nel loro complesso, di 230 specie di uccelli rari e protetti. Un patrimonio unico e preziosissimo, se solo si riflette sul fatto che ci troviamo a nemmeno 30 chilometri dalla conurbazione milanese con le sue (inquinanti) attività industriali, strade, autostrade, capannoni e ferrovie. 

Cuscinetto prezioso 

Di particolare importanza è anche la vegetazione che copre le rive del Ticino, fomata da salici, pioppi, ontani e, più lontano dal fiume, boschi di olmi e querce. Il Ticino è probabilmente l'ultimo fiume dell'Europa meridionale ad aver mantenuto per quasi tutto il suo percorso rive naturali e non modificate dall'intervento umano. E se oggi l’ovest della Lombardia – regione che resta comunque fra le più densamente abitate, e cementificate, d’Europa – ha potuto preservare questo importante cuscinetto di natura intatta lo deve proprio alla creazione del Parco del Ticino. Che ha per esempio impedito, o comunque limitato nel suo impatto, che l’hinterland milanese che si estende di fatto fino alla provincia di Novara si trasformasse in un unicum abitato fatto di palazzine, case, strade, centri commerciali senza soluzione di continuità (che poi è la fine che hanno fatto negli ultimi 60 anni molti Comuni della città metropolitana).  

Una nuova casa per le cicogne bianche a Carbonara Ticino (Pavia): una delle tante iniziative per la preservazione della fauna all'interno del Parco del Ticino
Una nuova casa per le cicogne bianche a Carbonara Ticino (Pavia): una delle tante iniziative per la preservazione della fauna all'interno del Parco del Ticino

L’adesione 

Quando nel 1974 i 47 Comuni che ne fanno attualmente parte aderirono al neo nato Parco dovettero aderire a una serie di stringenti regolamentazioni su vari ambiti: la preservazione delle attività agricole, regole precise sulle nuove costruzioni e sugli insediamenti industriali. Una specie di “camicia di forza” per molte Amministrazioni comunali, limitate nelle loro possibilità di espandersi e…monetizzare attraverso gli oneri di urbanizzazione. Che oggi si è trasformata in una benedizione. Nei Comuni all’interno del Parco, infatti, è ancora possibile osservare la netta demarcazione – sempre più rara altrove – fra centro abitato e campagna circostante.   

In una foto d'epoca, pescatori al lavoro sulle rive del Ticino
In una foto d'epoca, pescatori al lavoro sulle rive del Ticino

A conti fatti 

Il Parco nel corso dei suoi primi 50 anni vissuti intensamente ha dovuto necessariamente scendere a compromessi, cedendo porzioni di territorio ora a una nuova superstrada, ora all’alta velocità ferroviaria, piuttosto che alle necessità di espansione di Malpensa. Per non dire dei tanti capannoni comunque costruiti nei decenni, ultimo in ordine di arrivo (quest’anno) una logistica a Robecchetto con Induno che si “mangerà” 93mila metri quadri di terreno… 

Un giornale locale del 1974 celebra la nascita del Parco del Ticino
Un giornale locale del 1974 celebra la nascita del Parco del Ticino

Una necessità compromissoria che ammette anche il direttore del Parco Claudio De Paola, quando riconosce “che un parco regionale non può essere interpretato e vissuto come una realtà statica; è piuttosto una realtà dinamica che deve coesistere con la presenza dell’uomo e delle sue attività”. “Il grande merito che possiamo però riconoscere al parco è di avere difeso e protetto un territorio di immenso valore naturale fatto di foreste e ambienti unici; che tra l’altro ha svolto anche un’importante funzione di tutela in chiave antiesondazione del fiume Ticino”. Aziende come la storica Candiani, presente nel Castanese, alla fine hanno trovato nella presenza del parco un benefit più che una “maledizione”. “Grazie ad esso siamo stati in un certo senso obbligati ad adottare fin da subito delle regole ambientali più stringenti rispetto alla concorrenza – riconoscono i titolari –; Oggi, quelle regole che sono diventate dei paletti obbligatori per tutte le imprese ci danno un vantaggio competitivo”.

Il presidente del Parco del Ticino Ismaele Rognoni
Il presidente del Parco del Ticino Ismaele Rognoni

La mostra a Magenta 

Quello che è stato, è e sarà in futuro il Parco del Ticino – già in essere l’ulteriormente allargata riserva della Biosfera estesa al parco piemontese della Valgrande e a quello del Campo dei Fiori a Varese, per un totale di 332mila ettari – è riassunto in una mostra itinerante ospitata in questi giorni (fino al 4 maggio, con la possibilità ancora da definire di una estensione alla settimana successiva), “Chiare Tracce”, alla Casa Giacobbe di MagentaDodici pannelli che, con molti documenti inediti e alcune opere in originale, tratti anche da quello scrigno prezioso di arte e storia che è la Cascina del Guado di Robecchetto, racconta attraverso l’esposizione di immagini e reperti d’epoca finora poco conosciuti ideali, passioni e iniziative che portarono alla creazione del Parco lombardo del Ticino.

(Orari della mostra a Magenta in Casa Giacobbe di via IV Giugno 80: nei giorni feriali dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 17 alle 19; sabato e festivi: 11/17).