
Una semplice passeggiata tra i campi di Novi Ligure si è trasformata in un gesto di memoria e riconoscenza....
Una semplice passeggiata tra i campi di Novi Ligure si è trasformata in un gesto di memoria e riconoscenza. È lì che un cittadino, Roberto Montanari, durante una camminata, ha trovato una piastrina militare appartenente a un soldato della Seconda Guerra Mondiale, originario proprio di Casorezzo. Sulla piccola lastra metallica erano incisi nome, numero di matricola e dati anagrafici: Crespi Mario, figlio di Eugenio e dell’Acqua Antonia, nato nel 1917.
L’uomo, colpito dal valore simbolico dell’oggetto, ha voluto condividere il ritrovamento sui social, sperando di poter restituire la piastrina ai familiari del soldato. Il messaggio è rimbalzato tra gruppi, contatti e passaparola digitali, fino ad arrivare al Comune di Casorezzo. Determinante è stato l’intervento dell’ex sindaco Pierluca Oldani, che si è attivato per rintracciare i discendenti di Mario Crespi. Grazie a una piccola rete di memoria e buona volontà, è stato possibile ricostruire i legami familiari e, infine, consegnare ai parenti l’oggetto, testimone silenzioso di una vita e di una storia che rischiavano di perdersi nel tempo. Un gesto semplice, ma carico di significato, che unisce passato e presente.
Le medagliette militari, chiamate anche piastrine identificative, erano piccoli oggetti metallici portati dai soldati con lo scopo di identificarli in caso di morte, ferimento o smarrimento. Durante la Seconda guerra mondiale, divennero strumenti fondamentali per garantire un minimo di tracciabilità dei militari sul campo, in un contesto di grande caos e perdita. La loro funzione era sia pratica che profondamente umana. Servivano a dare un nome a un corpo senza vita, a permettere alle autorità di comunicare con le famiglie in caso di decesso o gravi lesioni. Su di esse venivano incise informazioni essenziali come nome e cognome, nome del padre e della madre, anno di nascita, comune di nascita o residenza e numero di matricola militare.
Alcuni modelli erano progettati per essere spezzati in due: una metà restava con il corpo, l’altra poteva essere portata via per facilitarne l’identificazione. Oggi, questi piccoli oggetti hanno anche un forte valore simbolico e affettivo. Ritrovarne uno e restituirlo ai familiari è un gesto che permette di ricostruire storie personali dimenticate e di mantenere viva la memoria individuale all’interno di quella collettiva.
Christian Sormani