di Paolo Girotti
Un su e giù continuo del costo dei cosiddetti "certificati neri", che fa il paio con gli imponenti aumenti del costo della materia prima: una situazione davvero fuori controllo con fluttuazioni che costringeranno Amga, perché questa è anche l’aspettativa degli utenti, ad adeguare di continuo bollette per le quali è difficile prevedere una tendenza stabile. Per le settemila famiglie circa collegate al sistema di teleriscaldamento gestito da Amga, ma anche per il Comune di Legnano che ha alcune sue sedi collegate al sistema, i prossimi mesi saranno piuttosto delicati e nei giorni scorsi la stessa Amga ha provato a mettere le mani avanti per smorzare i toni di una polemica destinata a prolungarsi nel tempo.
Il problema è noto: all’aumento del costo del gas, si è aggiunto anche quello del costo dei "certificati neri" che Amga deve acquistare in proporzione all’emissione di inquinanti dell’impianto che alimenta il teleriscaldamento. Gli utenti si fanno carico solo di una percentuale dell’aumento, ma il calcolo spannometrico dice che su ogni nucleo famigliare la spesa in più collegata ai certificati sia quantificabile in circa 50 euro annui a famiglia. Sommata al ben più consistente aumento del gas, costituisce comunque un salasso. "Il costo dei certificati neri che Amga deve obbligatoriamente acquistare in proporzione alle proprie emissioni di gas serra, ha sfondato il muro dei 50 euro l’uno per arrivare, imprevedibilmente, alla quota di quasi 100 euro nel mese di dicembre – spiegavano nei giorni scorsi i portavoce di Amga, sottolineando, però, quanto la situazione sia in evoluzione –. Solo per dare il senso dell’imprevedibilità del mercato dei certificati neri rileviamo che, a seguito della sola dichiarazione del possibile utilizzo delle centrali a carbone, le quotazioni sono scese del 30% in solo due giorni".
Come dire che le previsioni che avevano portato all’aumento tariffario, probabilmente, andranno riviste anche sulla base di queste novità. C’era poi un altro passaggio direttamente collegato ai certificati che avrebbe potuto influire in maniera determinane nella futura gestione dell’impianto legnanese, ma le ultime settimane sembrano aver raffreddato gli iniziali entusiasmi: nella relazione che il Comune di Legnano aveva fatto a fine 2021 e che riguardava la consueta ricognizione sulle società partecipate, infatti, per la prima volta si faceva riferimento ai cosiddetti certificati neri, sottolineando la possibile impennata dei costi e ventilando alcune possibili soluzioni.
Tra queste, anche la possibilità di acquistare energia da una società di Castellanza con cui le trattative erano già in corso e che avrebbe potuto cominciare a produrre nel giugno di quest’anno: un accordo che avrebbe permesso ad Amga di "scaricare" così a un gestore esterno le variabili collegate alle fluttuazioni dei prezzi dei certificati. Le trattative, però, fors’anche per le impreviste e certo determinanti fluttuazioni che hanno segnato la storia degli ultimi mesi, sembrano essersi ora arenate. Se soluzione esiste, dunque, è probabile che Amga se la debba cercare direttamente in casa e non è escluso che si ricominci a guardare al futuro sviluppo dell’impianto Neutalia di Borsano.