
Il sindaco Marco Invernizzi (Studio Sally)
Magenta (Milano), 30 luglio 2016 - Dopo aver espresso l’altra settimana tutta la sua contrarietà durante l’incontro in Prefettura, l’altro giorno il sindaco Marco Invernizzi ha voluto prendere carta e penna per ribadire al dottor Alessandro Marangoni il suo no contro l’ipotesi, peraltro sempre più vicina, dell’arrivo di altri cinquanta profughi, presso la Cascina Calderara.
D’altronde, alla Calderara i lavori procedono a marce forzate e la probabilità che gli ospiti arrivino già nelle prossime settimane è quanto mai reale. Invernizzi nella lettera al Prefetto spiega le ragioni per le quali questa struttura deve considerarsi "del tutto inadatta". Sia per motivazioni di natura logistica – l’ubicazione al di là dell’ex Statale 11 in una zona isolata in aperta campagna – sia per l’impossibilità, all’interno di un contesto del genere, di organizzare "attività che impegnino pienamente il tempo quotidiano dei cittadini accolti".
Invernizzi pone anche l’accento sulla "promiscuità" della Cascina abitata da altri due nuclei famigliari ma alla quale è possibile accedervi da un unico portone. Una aspetto che potrebbe produrre "tensione" tra i proprietari di una parte dell’immobile e gli ospiti. Dopodiché Invernizzi rimarca l’impegno che Magenta ha già profuso e sta profondendo tuttora sul tema dell’accoglienza con la gestione dei circa cento ospiti presenti da due anni e più presso la Casa Vincenziana. In chiosa il primo cittadino ripete che la posizione della Giunta "non è frutto di un atteggiamento di chiusura, bensì nasce dalla premura di poter continuare a contribuire, in base alle proprie possibilità, alla costruzione di un processo di accoglienza reale". Insomma, parole chiare per argomentare il "dissenso motivato" dell’Amministrazione. Basteranno?