REDAZIONE LEGNANO

Raddoppiano i reparti dedicati alla pandemia

Il primario di Magenta: "Stiamo ricoverando giovani col casco di ossigeno in terapia subintensiva"

La crescita esponenziale dei contagi, così come raccontano quotidianamente ai loro concittadini i sindaci più sensibili alle tematiche sanitarie e come testimonia il prossimo passaggio della Lombardia in zona rossa, si traduce in un nuovo “assalto“ agli ospedali della zona. In questi giorni si sta registrando una impennata di ricoveri tanto che i reparti destinati alla cura dei pazienti colpiti dall’infezione sono ben 10 (erano meno della metà solo una decina di giorni fa). All’ospedale di Legnano sono attivi cinque reparti, tre della Medicina, Malattie infettive e la tenda allestita al Pronto soccorso dove vengono tenuti in osservazione i pazienti con patologie meno invasive, in attesa di decidere se ricoverarli o rimandarli a casa con le opportune terapie. A Magenta oltre al reparto di Medicina sono stati destinati ai malati Covid le stanze all’ottavo e al nono piano del monoblocco ospedaliero.

All’ospedale Cantù di Abbiategrasso ci sono due reparti che accolgono i pazienti che, superata la fase acuta, devono seguire un percorso riabilitativo. L’unico che resta deputato solo alle altre patologie è l’ospedale di Cuggiono. A Legnano sono stati ricoverati in queste settimane anche alcuni malati che provengono dai comuni del Bresciano. "Sono preoccupato - ha detto il primario di medicina di Magenta, Nicola Mumoli -. Rispetto alle altre ondate questa è molto più violenta. Stiamo ricoverando tanti giovani che hanno subito bisogno del ricovero in subintensiva, ai quali dobbiamo mettere il casco per favorire la respirazione". A Magenta è tornata in servizio dalla maternità una pneumologa, Benedetta Cattaneo, per aiutare i colleghi che hanno dovuto affrontare già le prime due ondate. "L’unica cosa che ho potuto fare quest’anno è stare in casa, assieme ai miei quattro bambini, perché era l’unico contributo che potevo dare al non propagarsi dell’epidemia - dice -. Non tutti però si comportano così e le conseguenze, purtroppo, si vedono proprio negli ospedali". Giovanni Chiodini