GRAZIANO MASPERI
Cronaca

Robecco sul Naviglio: in fattoria si torna a inizi Novecento tra galline della Ritirata, lavanda, vigne

Ricostruire una cascina con gli stili tipici di quelle che erano le vecchie fattorie della pianura padana? Alla Lema di Carpenzago ci sono riusciti

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Raffaele De Cechi (a destra) con un aiutante a Cascina Lema dove sono i ritmi delle stagioni a dettare il tempo

Robecco sul Naviglio (Milano) – Ricostruire una cascina con gli stili tipici di quelle che erano le vecchie fattorie della pianura padana. Alla Lema di Carpenzago, frazione di Robecco sul Naviglio, ci sono riusciti. Si entra percorrendo un sentiero tra due filari di pioppi cipressini e sembra di tornare indietro nel tempo. Galline che scorrazzano nei prati, vacche di razza varzese libere, serragli con le galline della Ritirata, una razza in via di estinzione. E l’architettura tipica delle vecchie corti. Raffaele De Cechi è colui che ci lavora e segue il ritmo delle stagioni.

“Lavoro a seconda delle ore di luce – commenta – in estate arrivo anche a 15 ore al giorno. Poi, quando arriva il buio sempre più presto, le ore si riducono. In inverno, mi riposo un po’”. Prodotti stagionali, tutti a chilometro zero. La filosofia alla Lema è di fare tanti prodotti in piccole quantità. Questo è stato un anno disastroso – ammette – il freddo è continuato fino alla fine della primavera con temperature che, la mattina, arrivavano a 10 gradi. Un disastro anche per i pomodori”.

Raffaele partecipa a una decina di fiere l’anno, tutte nel territorio. Da quella di San Rocco a Magenta, a San Majolo il primo maggio a Robecco, alla festa del solstizio di Cuggiono. Una coltivazione particolare alla Lema di Carpenzago sono i filari di lavanda. “Ne raccogliamo i fiori per fare l’acqua di lavanda – continua –. Da un po’ di tempo le ho circondate con le viti che richiamano l’antica tradizione vinicola della zona”. Fino alla metà dell’800 l’attività principale nelle campagne dell’ovest milanese era la coltivazione dell’uva da vino. “Il termine ‘andare alla vigna’ era in voga fino a poco tempo fa – aggiunge Raffaele –. Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo messo a dimora circa 120mila tra piante e arbusti. Cerchiamo di avere anche quelle che non ci sono più, come l’azzeruolo. Senza seguire le mode”.