Passa il tempo, ma resta da risolvere la situazione di Legnano Patrimonio, la società creata nel 2008 per la cartolarizzazione dei beni comunali, che è stata poi risucchiata nel vortice della crisi immobiliare. È ancora in corso la procedura di liquidazione e l’unico bene rimasto non è ancora stato venduto. A riproporre la sfortunata vicenda è stata la ricognizione su tutte le società partecipate che, che entro la fine dell’anno passerà al vaglio della commissione dedicata e poi del consiglio comunale programmato il 30 dicembre. Proprio nella relazione viene riassunto l’ultimo periodo della storia di una partecipata che, in molte occasioni, è stata definita come un pessimo esempio di finanza creativa.
Il report tratta anche l’ultimo bene da alienare, vale a dire il terreno edificabile da oltre 8mila metri quadrati compreso tra viale Sabotino e via Menotti. Per migliorarne l’appetibilità di mercato, si era optato per lo svolgimento di un’unica procedura d’asta comprendente anche altre aree contigue di proprietà di soggetti diversi. L’asta, svolta a fine 2020, non aveva portato ad alcun risultato. A quel punto erano stati avviati anche contatti diretti con un potenziale acquirente interessato al terreno, mentre nell’ottobre del 2021 la società creditrice nei confronti di Legnano Patrimonio aveva comunicato l’intenzione di dare direttamente corso alle azioni esecutive immobiliari sul bene immobile. E così, mentre a novembre dello stesso anno il potenziale acquirente presentava una richiesta di parere preventivo su un’ipotesi progettuale da realizzare, nel gennaio del 2022 la società creditrice notificava un decreto ingiuntivo nei confronti di Legnano Patrimonio.
Veniva così avviata una procedura esecutiva poi conclusa il 18 ottobre 2023 con la disposizione da parte del giudice della ripresa delle attività preliminari alla vendita all’asta dell’area, la contestuale informazione alla Procura della Repubblica della procedura esecutiva e la conseguente valutazione dell’avvio della procedura fallimentare. Da quel momento in poi tutte le aste pubbliche, per tentare di vendere l’area, non avevano portato ad alcun risultato. Anche la trattativa con l’operatore privato interessato al comparto era proseguita senza esito positivo. E così, con una procedura che presumibilmente si chiuderà nel 2026, restano di fondamentale importanza la vendita dell’area e il pagamento del debito: il compratore, però, manca ancora all’appello. P.G.