Parabiago (Milano) - Con un funerale raccolto, lontano dal clamore di questi ultimi giorni, gli amici più vicini e gli anziani genitori hanno dato ieri mattina l’ultimo saluto a Fabio Ravasio, il 52enne parabiaghese che lo scorso 9 agosto era stato vittima di un omicidio premeditato organizzato dalla compagna, Adilma Carneiro Pereira.
I funerali si sono svolti a Locate di Triulzi, nella parrocchia di San Vittore, e arrivano a chiudere giorni convulsi in cui, a partire dal 23 agosto, gli inquirenti sono arrivati passo dopo passo a fare luce su quanto accaduto a inizio agosto, arrestando Adilma e, a più riprese, i sette complici reclutati per portare a termine il piano organizzato dalla 49enne con lo scopo di entrare in possesso dell’eredità di Ravasio.
Con l’ultimo arresto che due giorni fa ha riguardato il cittadino nordafricano 45enne Mohamed "Blanco" Dhaibi, chiamato a fingere un malore per distrarre gli automobilisti di passaggio e permettere così l’esecuzione del delitto, il cerchio sui responsabili dell’omicidio potrebbe essere chiuso, anche se gli inquirenti stanno ancora verificando alcune posizioni di soggetti che potrebbero aver facilitato in qualche modo l’organizzazione.
Cosa emerge in maniera inequivocabile dalla ricostruzione sino a oggi messa nera su bianco dagli inquirenti e dagli interrogatori dei protagonisti di questa vicenda? Di certo la capacità di Adilma di “gestire“ come pedine le persone che la circondavano, secondo alcuni dei complici attraverso l’uso dei suoi riti magici derivati dalla religione afrobrasiliana Candomblè e dal timore che questo provocava negli interlocutori, ma più probabilmente attraverso la sua sprezzante abilità nel gestire le persone attraverso denaro e compensi, in questo caso sotto forma di appartamenti da regalare ai complici.
Allo stesso modo è evidente che il piano, affidato ad amici e conoscenti non sempre “affidabili“, è stato purtroppo portato a termine ma con una serie infinita di falle che hanno poi permesso agli inquirenti di percorrere a ritroso le tracce lasciate.
A partire dall’auto utilizzata per investire Fabio Ravasio, con una targa maldestramente camuffata e subito riconducibile alla famiglia di Adilma, per passare al coinvolgimento di un numero così elevato di persone, oggi si può dire che il destino del gruppo fosse segnato. A pagare a caro prezzo il desiderio smodato della donna, totalmente presa "dall’aspetto materiale della vita" come descritto dal fidanzato della figlia, è stato però Fabio Ravasio.