
"Sono dovuto rientrare da Gerusalemme con un volo speciale"
Sono trent’anni che Piero Piscopo di Magenta si reca a Gerusalemme. Una città che ama e che conosce come le sue tasche. Quando è partito l’attacco dalla Striscia di Gaza lui era in quella città, che non è stata toccata dai bombardamenti. Si trovava nel convento delle suore Dorotee di Vicenza situato nel quartiere ebraico a circa sette chilometri da Betlemme. "Abbiamo sentito la sirena che ci invitava ad entrare nei rifugi – racconta – tutti in queste zone hanno un rifugio dove potersi mettere in sicurezza. Le sirene sono suonate anche il giorno dopo, ma non c’è stato panico. I missili ben difficilmente arriveranno a Gerusalemme e gli scoppi che qualcuno dice di aver sentito erano a decine di chilometri di distanza. A Gerusalemme c’è stato un attentato, non un bombardamento. Ma la gente spesso parla senza conoscere". Piscopo ha 82 anni e parla a ragion veduta tornando con la memoria al mese di febbraio del 1945 quando saltò in aria un vagone di armi vicino all’ospedale e Magenta rimase senza vetri. "Avevamo il cartone sulle finestre – rammenta – quello è il risultato di un’esplosione ravvicinata. Purtroppo molti, per quanto concerne la zona di Gerusalemme, hanno esagerato in questi giorni". Il magentino è dovuto rientrare in Italia a malincuore sfruttando un volo speciale arrivato da Milano Malpensa. Un accordo con tutte le ambasciate per far rientrare a casa circa 220 persone. L’aeroporto internazionale Ben Gurion era deserto, come la città di Gerusalemme.
"Ho un amico che ha un negozio sulla strada che porta alla chiesa del Santo Sepolcro, ed era disperato – racconta – il 50 per cento dei negozi della città vecchia erano chiusi, gli altri aspettavano gli eventi. Tornerò senz’altro a Gerusalemme appena sarà possibile. Ci sono andato tante volte, in passato e non mi sono mai sentito in pericolo. Ci sono andato da solo o con mia moglie e portavamo gli aiuti al Baby Hospital di Betlemme".
Graziano Masperi