
L'operazione antispaccio è stata diretta dai carabinieri di Castano Primo
Castano Primo (Milano), 28 marzo 2025 – Un’altra operazione antidroga nei boschi dello spaccio dell’Alto Milanese è stata messa a segno dai carabinieri nella zona di Castano Primo. I militari dell’Arma della stazione di Castano Primo, nel pomeriggio di mercoledì, nell'ambito di un servizio mirato al contrasto del fenomeno dello spaccio di stupefacenti, hanno arrestato un marocchino 24enne, senza fissa dimora, pregiudicato, sorprendendolo in possesso di 37 grammi di eroina, 5 di cocaina e 700 euro. Il maghrebino era anche gravato di un ordine di cattura, che era stato emesso sempre per la sua attività di spaccio dal tribunale di Lecco. Il 24enne era ricercato infatti da ben tre mesi. L'uomo, che alla vista dei militari ha tentato la fuga a piedi gettando lo stupefacente tra gli arbusti, è stato bloccato dai carabinieri e tradotto presso il carcere di Busto Arsizio.
L’araba fenice
Non si contano ormai più le operazioni di contrasto allo spaccio di stupefacenti, nell’Alto Milanese come nel resto della provincia milanese e della regione. Reti criminali ormai ben strutturate, organizzate e ramificate che non sembrano mai davvero essere sconfitte, e che risorgono come l’Araba fenice. Con una gerarchia che vede ai livelli più bassi i “pesci piccoli” assoldati come bassa manovalanza nel serbatoio dell’immigrazione clandestina. E, ai vertici, veri e propri boss legati al narcotraffico internazionale e alle mafie italiane e internazionali. È notizia di pochi giorni fa il sequestro di beni per 300mila euro a un boss albanese arrestato a giugno, che proprio nel Basso Varesotto – ma anche in altre province lombarde fino all’Emilia – gestiva un imponente giro d’affari legato allo spaccio, in particolare di hashish e cocaina.
Il Capo albanese
Stiamo parlando del “Grande Capo”, che si vantava di avere 67 affiliati e aveva costituito una vera e propria struttura imprenditoriale-piramidale. L’albanese si occupava di far entrare in Italia, per motivi turistici, giovani connazionali che venivano assunti, ricevendo alloggio, auto intestate a fittizi proprietari, droga e cellulari e impiegati nell’attività di spaccio. Per evitare intercettazioni delle forze dell’ordine, l’organizzazione aveva allestito una sala operativa in un appartamento dove uno dei giovani, senza mai uscire di casa, riceveva le richieste di droga da parte dei clienti via Whatsapp, per poi inoltrarle, complete di indirizzi, ai pusher su strada, tramite altre piattaforme più anonime. In un capannone in affitto erano ricoverate le auto utilizzate dai corrieri, la droga e le armi.
Da Lecco a Como
Lo spaccio è insomma un’attività che in Lombardia non conosce tregua né crisi. Dalla provincia di Como al Lecchese. Si spaccia nelle boscaglie lungo la statale Como-Bergamo e la Ss36, le zone più problematiche sono Nibionno, Valmadrera, Civate, Annone Brianza, Oggiono, Molteno e Garbagnate Monastero. In Alto Lago si spaccia nei boschi di Colico, Dervio e Dorio. Lo stesso problema è presente a Gravedona in provincia di Como e nell’area del Pian di Spagna dove a rifornirsi arrivano i clienti fin dalla Valtellina e dalla Valchiavenna. Zona calda, l’area al confine fra Milano, Brianza, Como e Varese, fra le Groane e le grandi autostrade dirette a Nord, e nella Bassa, nella vasta area agricola fra Lodi e Pavia.