Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dagli agenti del Comando intercomunale di Polizia locale di Castano Primo e Nosate, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta della Procura della Repubblica locale. I destinatari sono accusati di numerosi reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive di Castano Primo, Nosate e Lonate Pozzolo.
Gli arresti sono il risultato di un’indagine complessa condotta dall’Ufficio di Polizia Giudiziaria Castanese e coordinata dalla Procura di Busto Arsizio, che ha portato a contestare 40 capi d’accusa ai soggetti fermati. Le catture sono state effettuate in collaborazione con l’Ufficio Investigativo del Commissariato di Polizia di Busto Arsizio. Le indagini, condotte con metodi tradizionali e tecniche avanzate, hanno permesso di smantellare due gruppi organizzati che gestivano “market della droga” in più punti di spaccio situati nelle aree boschive adiacenti a via Oleggio di Castano Primo, via Cerone di Nosate, via Tornavento di Castano Primo, l’ecocentro di Lonate Pozzolo, via Ceresio e la zona di Sant’Antonino a Lonate Pozzolo.
L’attività criminale, strutturata gerarchicamente, era operativa da anni con un orario lavorativo ben definito: a Lonate Pozzolo, ogni giorno dalla mattina fino a tarda notte, mentre a Castano Primo e Nosate dal lunedì al sabato. Numerosi acquirenti, provenienti anche da lontano, si rifornivano di cocaina, eroina e hashish, garantendo agli spacciatori guadagni consistenti e continui. Gli spacciatori, particolarmente abili e astuti, agivano con il volto coperto e, in alcuni casi, armati di machete e spray urticanti per eludere i controlli delle Forze dell’Ordine.
Le indagini hanno rivelato che uno dei leader del “market”, già agli arresti domiciliari per reati simili, era riuscito a evadere e riprendere immediatamente il controllo delle operazioni criminali. Un altro arrestato, dopo essersi allontanato temporaneamente dal territorio nazionale, è stato catturato al suo rientro in Italia attraverso il porto di Genova, in esecuzione di un ordine di carcerazione per reati di violenza sessuale e rapina. Quattro dei cinque arrestati avevano già subito condanne per spaccio di stupefacenti.