Portare in evidenza il "filo rosso" che lega e contribuisce a dare un senso al gemellaggio lungo sessant’anni che unisce Legnano ed Ebolowa, in Camerun: basata su una quarantina di scatti fotografici, viene inaugurata oggi alle 17.30 a Palazzo Leone da Perego la mostra fotografica che documenta il legame fra le due città attraverso i due viaggi compiuti, nel 1964 e nel 2024, da delegazioni legnanesi nella realtà gemellata del Camerun.
In mostra saranno esposti 24 scatti del viaggio del 1964, provenienti dall’Archivio Mari, e una ventina di scatti del viaggio compiuto l’anno scorso a cavallo di luglio e agosto scattate dal fotografo Carlo Mari, fotografo professionista di respiro internazionale e figlio di Giovanni, l’assessore con delega ai Lavori pubblici che fu incaricato dall’allora sindaco Luigi Accorsi di guidare la delegazione legnanese nel 1964.
La mostra rientra nelle iniziative del Centenario di Legnano Città. "Questa mostra nasce per ricucire gli estremi temporali del gemellaggio con Ebolowa, segnati dai due viaggi – ha spiegato ieri il sindaco Lorenzo Radice, che al secondo viaggio ha preso parte -. Dall’insediamento di questa amministrazione abbiamo lavorato per valorizzare l’impegno delle associazioni che si sono adoperate, negli anni, per mantenere vivo il legame fra le due città con progetti di sviluppo e assistenza arrivando a ospitare una delegazione di Ebolowa in occasione della disputa del Palio nel 2022 e a restituire la visita lo scorso anno nel sessantesimo anniversario del gemellaggio.
Sono certo che, grazie agli scatti in mostra, riusciremo a portare a Legnano almeno le suggestioni di una realtà distante oltre 7mila chilometri che ha lasciato un segno indelebile in chiunque abbia avuto l’onore di visitarla, nel 1964 come ai giorni nostri". All’inaugurazione sarà presente Massimo de Giuseppe, professore ordinario di Storia contemporanea e preside di facoltà Arti, Moda e Turismo del Dipartimento Studi umanistici allo Iulm di Milano, che ha approfondito i gemellaggi fra le città europee e africane nel secondo Dopoguerra come strumento per la costruzione della pace.