Il 2023, dopo l’anno della grande siccità, sarà ricordato per gli incendi, le inondazioni, le ondate di calore e anche per la violentissima sequenza di nubifragi, quattro episodi in luglio e l’ultimo, devastante, a fine agosto. Nel Parco del Ticino migliaia di alberi sono stati sradicati o stroncati nei boschi, chilometri di filari campestri hanno subito la stessa sorte. "Soprattutto l’evento del 26 agosto scorso ha raso al suolo centinaia di ettari di bosco tra Abbiategrasso e Pavia – spiega la Presidente, Cristina Chiappa (nella foto) – creando grandi lacune paragonabili, su minore scala, alla tempesta Vaia che a partire dal 26 ottobre 2018 aveva colpito, con dimensioni più catastrofiche, il Nordest. Ma per le nostre belle foreste di quercia, le ultime di queste dimensioni nella pianura Padana, in proporzione il danno regge il paragone: si tratta, purtroppo, di un evento epocale".
I tecnici, i servizi operativi del Parco sono subito intervenuti e decine di volontari della Protezione Civile del Parco sono stati impegnati nello sgombero dei casi più urgenti. Imprese, agricoltori cooperative e vari altri operatori hanno lavorato per il ripristino della viabilità e la riduzione dei danni. L’elenco dei Comuni colpiti nel Parco è molto lungo. "In particolare l’ultimo evento, quello del 26 agosto, ha provocato i danni maggiori nel Vigevanese e Abbiatense – precisa il consigliere delegato Massimo Braghieri –. Per i danni subiti dalle nostre foreste, soprattutto le più belle del Milanese e del Vigevanese, ci vorranno anni per un recupero dell’ecosistema forestale. Un ruolo lo hanno giocato, oltre alla forza dei venti, le caratteristiche dei suoli su cui insistono i nostri boschi di alto fusto, che in terreni superficiali come quelli prospicienti al fiume, non hanno apparati radicali profondi".