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Test Covid falsificati. Farmacisti e infermieri tra i quindici a processo

Lo stratagemma dei controlli truccati per evitare il vaccino scoperto nel 2022. Indagine della Mobile, molti degli imputati stanno valutando il patteggiamento.

Test Covid falsificati. Farmacisti e infermieri tra i quindici a processo

A dare il via agli accertamenti un flusso di persone decisamente anomalo che sceglieva Cuasso come luogo dove andare a fare il tampone. Dagli undici indagati iniziali l’inchiesta si è conclusa con i quindici ora davanti al gup

Sono quindici gli imputati a processo davanti al Giudice delle udiente preliminari del Tribunale di Varese, accusati di falso, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. Tra di loro figurano anche due farmacisti, definiti "compiacenti" dall’accusa, e due infermieri. L’indagine, portata a termine dalla Squadra Mobile della Questura di Varese a fine 2022, era partita con 11 denunce, poi aumentate a 15 durante l’inchiesta.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Fabio Ambrosetti, Daniele Zanzi, Stefano Bruno ed Elisabetta Brusa, sono accusati di aver orchestrato un giro di falsi tamponi Covid, venduti a chi voleva evitare il vaccino pur ottenendo il green pass. Alcuni presunti no-vax sarebbero arrivati a pagare fino a 500 euro per un singolo tampone falso, per potersi garantire una normale vita sociale nonostante le restrizioni vigenti.

Stando all’accusa, due infermieri eseguivano i test all’esterno di una farmacia cittadina (non coinvolta direttamente nell’inchiesta), in modo simile a come avveniva durante la pandemia. A fronte di pagamenti elevati, i tamponi venivano falsificati, permettendo ai clienti di evitare la vaccinazione senza rinunciare ai benefici del green pass. L’udienza è stata rinviata al prossimo 2 aprile, e molti degli imputati starebbero considerando la possibilità di patteggiare. Il caso, inusuale e contorto, ha preso forma a partire da un dettaglio tanto strano quanto sospetto: un flusso continuo di persone che, a centinaia di chilometri da casa, si recavano nella piccola Cuasso per un tampone, che – come per magia – risultava sempre positivo. Un’anomalia troppo vistosa per passare inosservata, tanto che ha spinto gli inquirenti a scavare più a fondo.

Le indagini hanno svelato un intricato sistema di corruzione, con alcuni operatori sanitari che avrebbero manipolato i risultati dei tamponi. Le perquisizioni hanno chiarito la posizione dei titolari della farmacia, mentre si sono accumulate prove contro diverse persone, tra cui un intermediario e due infermieri, un uomo e una donna sulla cinquantina, residenti in provincia. Ora questi ultimi devono rispondere di corruzione e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.

Christian Sormani