
Franco Tosi
di Fabio Lombardi
Legnano (Milano), 20 marzo 2015 - Davide ha conquistato Golia. Si potrebbe dire così. Ma oggi quello che era Golia di gigante ha conservato solo il nome (e parte delle strutture e della forza lavoro) e quello che era Davide ha acquistato una solidità da far invidia a Golia. E i ruoli si sono praticamente invertiti. La Franco Tosi, grande fabbrica di turbine nata nel 1881 che nel dopoguerra era arrivata a impiegare fino al 6.000 persone, oggi è diventata un «colosso dai piedi d’argilla». Tanto che nel 2013 il Tribunale di Milano ne aveva dichiarato l’insolvenza (425 milioni di debiti) rendendo incertissimo il destino dei sui dipendenti (attualmente 359). Al contrario la Bruno Presezzi è nata 60 anni fa a Burago Molgora, in Brianza, con 140 dipendenti.
La storia recente la conoscono un po’ tutti. La Franco Tosi finisce all’asta e la Bruno Presezzi decide (solo in una seconda fase) di partecipare alla gara per rilevarla. E qui batte la «concorrenza» di altri due colossi: l’indiana Patel e l’italiana Termomeccanica. L’offerta: tre milioni 660mila euro subito per l’acquisto, un milione per gli investimenti e dai 170 a i 210 dipendenti che rientrano in fabbrica. E ora che è arrivato anche l’ok del ministero per lo Sviluppo Economico all’operazione gestita dal commissario straordinario Andrea Lolli, il presidente Alberto Presezzi si è deciso a raccontare questi mesi «difficili ma emozionanti». «Siamo un’azienda solida. Abbiamo attentamente valutato questa operazione e l’abbiamo fatta perché crediamo sia fondata sotto il profilo industriale. Il nostro valore di prodotto in questi terribili anni di crisi è cresciuto da 50 a 80 milioni e il 95% del fatturato è rappresentato da esportazioni. Realizziamo macchinari di lavorazione per i settori: alluminio, energetico, petrolifero, petrolchimico, gas, plastica, legno, acciaio e leghe leggere», spiega Presezzi. Un impegno notevole che costerà un milione di euro all’anno solo per l’affitto dell’immobile (per almeno un biennio) e che prevede l’assorbimento immediato di 170 dipendenti «con la previsione di altri 40 nei prossimi due anni». «La situazione iniziale non ci permetteva di fare di più per quanto riguarda i livelli occupazionali ma se le cose andranno come pensiamo contiamo si possa tornare a 350 dipendenti nel giro di 5 anni», spiega Presezzi. Un impegno che in questi ultimi mesi si è già concretizzato con una commessa da 33 milioni di euro fornita alla Franco Tosi per la realizzazione di tre grandi turbine destinate in Iran «ma siamo pronti a un’altra commessa da 10 milioni per tre tre turbine», spiega Presezzi.
Ma a Legnano qualcuno avrebbe caldeggiato altre soluzioni valutando che la Presezzi avrebbe portato via da Legnano la Franco Tosi. «Nulla di più sbagliato. Noi vogliamo far restare la Franco Tosi dov’è. Anzi. Vorremmo che gli uffici tornassero nella palazzina storica, oggi non più di proprietà della Tosi e in stato di abbandono. L’equivoco nasce forse da fatto che a garanzia della nostre serie intenzioni abbiamo proposto che, se dopo 2 anni avessimo lasciato l’affitto, saremmo stati disposti a pagare una penale di 350mila euro all’anno per 4 anni. Una garanzia in più, ripeto. Perché dopo 2 anni d’affitto chiunque potrebbe decidere, in termini di legge, “liberamente” di lasciare», aggiunge Presezzi che con la sua azienda ha già garantito 6,4 milioni di euro di anticipi. Obiettivi? «Se già nel 2015 chiudessimo con un margine positivo per la Franco Tosi di 10 euro sarei molto contento perché vorrebbe dire aver cominciato a rimettere le cose nel senso giusto. Vogliamo far tornare il marchio Tosi ai fasti di un tempo sviluppando le attività all’estero: ci sono circa mille turbine della Franco Tosi sparse nel mondo ma nemmeno un ufficio di rappresentanza. Questo deve cambiare. Noi ci crediamo. Crediamo sia possibile investire nella meccanica in questo Paese e speriamo che questa operazione possa essere da esempio e da sprone per altri», conclude Alberto Presezzi.