CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

"Troppe regole", scatta la protesta ultras

I tifosi lilla pronti a disertare per sempre gli spalti del Mari: "Impossibile godersi una partita di calcio se non ci si può abbracciare"

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di Christian Sormani

Protocolli troppo stringenti e gli ultras legnanesi boicottano il “Giovanni Mari“. Farà certamente discutere la decisione da parte dei "Boys", storico gruppo di tifosi organizzati dell’Ac Legnano, di non andare più allo stadio a seguire i propri beniamini in maglia lilla. ""Lo stadio è per noi passione e aggregazione, per questo motivo non ci abbasseremo a misure che, con distanziamento sociale, mascherine obbligatorie e la minaccia di multe e diffide, ci paiono decisamente più mirate a far fuori quella parte di tifo che non si omologa e che non china la testa", hanno scritto gli ultras in un comunicato diffuso in queste ore.

"A malincuore, ma certi che sia la scelta in questo momento giusta da fare, abbiamo deciso di non entrare più allo stadio, in casa come in trasferta, fino a data da destinarsi" hanno proseguito i Boys. "Non possiamo permettere che, anche questa volta, siano ragazzi che ancora vivono lo stadio come un’arena e non un salotto, a pagare le conseguenze di chi utilizza un virus per lobotomizzare migliaia di tifosi in tutta Italia. Siamo ultras e vogliamo continuare ad esserlo… a modo nostro, abbracciati sgolandoci insieme. Compatti più che mai, senza distanziamento alcuno!". Ad ogni modo i tifosi lilla saranno comunque vicino alla società del presidente Giovanni Munafò, sottoscrivendo l’abbonamento allo stadio per le gare interne della squadra.

Un comunicato al quale ha risposto la società di via Palermo: "Preso atto della decisione dei Boys Lilla e consapevoli dell’importanza del loro costante sostegno, ci auguriamo di vederli al più presto al loro posto! La Curva Nord vi aspetta!". Il gruppo di tifosi contesta apertamente le restrizioni adottate dalla lega Calcio nel tentativo di contenere il Covid-19. Una decisione fa seguito a tante tifoserie organizzate come ad esempio quella del Torino, che nelle scorse ore ha diffuso un comunicato simile a quello dei tifosi lilla: "Non intendiamo piegarci alle attuali normative che vorrebbero trasformare il mondo del tifo in un mondo di spettatori-burattini: posizionati su seggiolini e sorvegliati a vista per ogni spostamento giustificato. Mascherine, distanziamento e posti limitati non sono compatibili con il nostro modo di vivere il calcio. I gruppi organizzati, per le suddette ragioni, si discostano da questo sistema e comunicano che non entreranno allo stadio né in casa né in trasferta fino a che la situazione non tornerò a concederci di esprimere la nostra passione come abbiamo sempre fatto" c’è scritto nel comunicato a firma della Curva Maratona.

Anche la Curva Sud Vasco Farolfi di Montevarchi ha annunciato che tornerà negli stadi solo quando le attuali restrizioni imposte dal Covid si allenteranno: "Viste le nuove norme che regolano gli accessi e le presenze negli stadi, prendiamo atto che per noi è impossibile tornare sui gradoni a fare quello che abbiamo sempre fatto – hanno spiegato –. Essere ultras è aggregazione, tutti in piedi spalla a spalla, è correre verso la balaustra e abbracciarsi dopo un gol. Condividere una birra, esultare tutti insieme. E soprattutto, fare tutto questo perché ci viene naturale. Per quanto legittime e inevitabili, le nuove disposizioni rendono tutto questo impossibile ed hanno l’effetto non secondario di ridurre lo stadio a un teatro, che è quanto di più lontano possa esserci dal nostro modo di vivere la domenica, il nostro giorno più importante". Nei prossimi giorni questa decisione potrebbe essere allargata alle altre tifoserie italiane che si stanno organizzando in simultanea per evitare di tornare a sedersi alla stadio.