Una “personalità irrisolta“ anche a causa di un’infanzia difficile, ma nessun vizio di mente quando ha ucciso a martellate nel dicembre 2021 il padre Carmine, 65 anni, pensionato vedovo e malato di un cancro incurabile, nella loro casa a Cusano Milanino e poi ne ha bruciato il cadavere in un capannone dismesso di Cerro Maggiore. È questa la conclusione della perizia psichiatrica in incidente probatorio discussa ieri al Tribunale di Monza per il 36enne Lorenzo D’Errico, reo confesso dell’omicidio del genitore e ancora detenuto in carcere. A disporre la perizia è stata la gup monzese Francesca Bianchetti. La decisione di sondare lo stato mentale di Lorenzo D’Errico è venuta dopo il lungo interrogatorio del marzo 2022 in cui l’uomo ha raccontato che il movente dell’omicidio non era, come ipotizzato, l’eredità, ma il rapporto teso col genitore che ha spezzato l’equilibrio già precario della loro convivenza a causa di presunti maltrattamenti subìti dal 36enne sin dalla sua infanzia. Secondo la consulenza psichiatrica presentata dagli avvocati della difesa, invece, il 36enne è stato spinto a uccidere a martellate il padre da un improvviso raptus di follia che lo ha reso quantomeno seminfermo di mente. Ora la pm procederà a chiedere il rinvio a giudizio di Lorenzo D’Errico. St.To.
CronacaUccise il padre e ne bruciò il corpo: capace di intendere