Parabiago (Milano) - Una giovane vita spezzata, a soli 13 anni, dall’imprudenza solo poche ore prima, eppure nel canale secondario e in quello principale si continua a fare il bagno come se nulla fosse. Sembra incredibile, ma avviene nel medesimo posto in cui sabato è affogato un giovane peruviano di 13 anni. La zona è da decenni considerata il lido di Parabiago: qui ci si sfidava già negli anni ‘30 e ‘40 e già allora i morti non si contavano. Giovani che trattenendo il respiro facevano da una sponda all’altra sott’acqua, si tuffano dal ponte, si lanciavano dalla ciclabile fin dentro alla piscina secondaria dalla quale nascono le rogge per irrigare i campi circostanti. Oggi, lungo il Canale Villoresi tutto è come sempre. Medesimo copione nonostante la tragedia.
A prendere il sole i soliti pensionati che spergiurano di immergere i piedi dentro la roggia, senza avvicinarsi al Villoresi. E decine di nordafricani, che invece il bagno nel canale lo fanno eccome. "Gli appelli che lanciamo da anni sono per la stragrande maggioranze delle volte inascoltati - spiega Alessandro Folli, presidente del Consorzio Villoresi -. Da anni chiediamo ai Comuni rivieraschi di venirci incontro con un aiuto concreto per emettere sanzioni e fare controlli attraverso la Polizia Locale o comunque per mezzo di pubblici ufficiali. Con oltre 400 chilometri di canali non possiamo essere noi a svolgere questo tipo di lavoro per il quale non abbiamo neppure la competenza. Per noi lavorano 170 persone, di cui 70 impiegati e gli altri sono comunque addetti all’acqua e ai lavori del canale, non alle multe".
Folli si dice sbigottito dall’atteggiamento di tanti bagnanti: "In queste settimana ho fatto decine di sopralluoghi a causa della siccità per capire la situazione attuale del reticolo di canali di irrigazione. Di persone ne ho sempre viste parecchie, moltissime che facevano il bagno, in maggioranza stranieri che non conoscono il reale pericolo di questi canali artificiali. Abbiamo messo anche i cartelli di divieto in diverse lingue ma non è cambiato nulla. Io stesso li ho pregati di andare via, ma non ascoltano. E piangiamo i morti come ogni estate. Il dolore per i lutti che si susseguono ogni anno si mescola alla delusione per la non percepita pericolosità di certi comportamenti".
Il tributo di vite umane al Villoresi è così alto per via delle insidie legate alle correnti e soprattutto alle chiuse secondarie che creano mulinelli e una pressione altissima in grado di spingere un corpo umano sul fondo senza più farlo emergere. È quanto successo sabato al tredicenne morto all’ospedale di Circolo di Varese, dopo ore di agonia in Terapia intensiva. Qualche chilometro più in là, a Castellettoo di Cuggiono, nel Naviglio Grande, il 24 aprile 2015 accadde un incidente simile, poi trasformatosi in un vero e proprio miracolo. Michael, 15 anni, dopo un tuffo era rimasto sul fondo del canale impigliato per 42 minuti senza respirare. Incastrato a un ramo con il piede, fu salvato dai sommozzatori, portato a riva cianotico e in arresto cardiaco: il suo cuore dopo diversi tentativi diede un segnale. Oggi i è vivo, ma senza una gamba, amputata in seguito all’incidente.