Legnano (Milano) – Una denuncia e querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, presentata contro ignoti dal sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, per notizie diffamatorie e sostituzione di persona: passa da questo atto l’ultimo sviluppo di una vicenda che sta assumendo i contorni di un giallo e iniziata qualche settimana fa dopo la consegna al Comune da parte della Prefettura di Milano di una segnalazione che aveva come oggetto “Illeciti di rilevanza amministrativa e penale in merito all’adozione del PGT del comune di Legnano” pervenuta alla stessa Prefettura dalla Direzione centrale per le Autonomie del Ministero dell’Interno.
Nel documento di Giunta che autorizza il sindaco a presentare denuncia, si fa riferimento al fatto che la lettera trasmessa “contiene affermazioni diffamanti e calunniose nei confronti dell’Amministrazione Comunale, della posizione di vertice amministrativo dell’Amministrazione stessa nonché nei confronti di alcuni dirigenti”. Cosa appare strano in questa lettera di segnalazione e che subito balza all’occhio? Nella sostanza il fatto che la missiva risulta sottoscritta in data 6 dicembre da “tale signor A. B.”, residente in Legnano, 97enne al momento della firma del documento e deceduto solo quattro giorni dopo, il 10 dicembre del 2023. Troppo strano per essere vero: ebbene, secondo l’amministrazione comunale e il sindaco in primis, che è uno degli obiettivi degli episodi citati nella lettera (nella missiva arrivata in Prefettura compaiono accuse e riferimenti diretti a elementi che riguardano la vita privata del primo cittadino e di altri esponenti dell’amministrazione e del Comune, con dettagli specifici sconcertanti), sarebbe accertato che “la sottoscrizione in calce alla missiva appare palesemente difforme da quella del defunto, come depositata presso l’anagrafe di Legnano in sede di rilascio della carta d’identità dello stesso e che si ha dunque ragione di ritenere che il redattore e sottoscrittore della missiva sia in realtà un diverso, e ad oggi sconosciuto, soggetto che abbia voluto celare la propria identità”. Non solo: la lettera farebbe riferimento ad atti e documenti “non disponibili al pubblico” al momento della stesura e non pubblicati sull’albo pretorio. Insomma, all’interno degli uffici del Comune secondo gli amministratori legnanesi ci sarebbe un ‘corvo’, capace di far uscire da Palazzo documenti che non dovevano essere noti al momento della lettera e che sarebbero serviti a costruire poi un castello di accuse “diffamanti e calunniose”. Da qui la decisione di denunciare l’episodio e sporgere, infine, querela.