Magenta (Milano) - Per mantenere il governo della città nel prossimo quinquennio il centrodestra punta sull’usato sicuro. Archiviata praticamente senza alcun rimpianto l’esperienza della giunta a trazione Calati-Gelli, i partiti del centrodestra hanno chiesto a Luca Del Gobbo di «sacrificarsi« nuovamente per la sua città. E Del Gobbo, con senso di appartenenza - «mio padre mi ha trasmesso due virus, Magenta e la Fiorentina« -, ma soprattutto con la determinazione di chi intende sfruttare questi anni di ripresa (indotti dal Pnrr) per rilanciare una città e un territorio intero, ha scelto di... fare un passo indietro. Non è sempre così in politica. Del Gobbo, nato democristiano e oggi in Noi con l’Italia, si appresta a lasciare il consiglio regionale dov’era stato riconfermato nel 2018 dopo cinque anni in cui era stato anche assessore all’Università e alla ricerca. La prima volta che era entrato in consiglio comunale a Magenta era il 1993, a 29 anni.
È stato sindaco della città dal 2002 sino al 2012, sempre sostenuto da un ampio consenso popolare. E proprio su questo consenso puntano i quattro schieramenti che sostengono Del Gobbo (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi con l’Italia), anche per vincere quella che è la sfida principale di questi anni, quella dell’astensionismo. «Abbiamo concordato su un profilo alto, il profilo migliore per Magenta« il parere di Enzo Tenti, referente di Forza Italia, «Questa idea è cominciata a balenarsi dopo Natale. Ci ho ragionato sopra e, confortato nella scelta anche dal consiglio dell’amico e ministro Massimo Garavaglia, alla fine ho accettato» ha detto Del Gobbo, ieri mattina, presentando la sua candidatura per un «rinascimento magentino».
«Io credo a Magenta, nelle sue potenzialità. Nelle prossime settimane definiremo il programma, che dovrà essere ambizioso, per un Comune in cui la persona dovrà essere al centro di ogni progettualità». Del Gobbo ha chiamato suggestioni le sue idee programmatiche. «Come prima cosa, se gli elettori mi daranno il mandato di sindaco, rifarò il Pgt, perché quello attuale approvato dalla giunta Invernizzi ha troppi vincoli e nei fatti ha negato lo sviluppo di Magenta. C’è da rivitalizzare il legame con le associazioni, con la Pro loco, col Parco del Ticino». «Vorrei che Magenta torni ad essere la città della musica. Ma soprattutto vorrei che si realizzi a breve la nuova sede liceale, visto che in Città Metropolitana ci sono già 5 milioni di euro pronti da spendere e che colpevolmente il Pd non ha sollecitato in questi anni».