Inveruno - Piccoli campioni crescono. C’è un ragazzino, classe 2010, che pare avere le carte in regola per diventare un grande calciatore. Parliamo di Matteo Manzotti, di anni 12, attualmente portiere negli Esordienti Under 13 del Milan. Da Inveruno al Milan, grazie ad una passione viscerale per il pallone e una grande determinazione. Il padre Angelo Luca Manzotti, 42 anni, si gode il momento, senza mettere pressioni al figlio ma permettendogli di vivere il suo sogno ad occhi aperti.
La domanda più semplice: da chi ha preso il talento, dal padre?
"Direi proprio di no. Non ho mai giocato a calcio. Sono negato, a dirla tutta. Sicuramente sono uno sportivo ma il calcio non è il mio sport".
Com’è diventato, Matteo, un poriere? E che portiere…
"Onestamente non so perché si sia appassionato a quel ruolo. Ha iniziato nella squadra del nostro paese, ad Inveruno. Al primo giorno, mi ha detto che voleva fare il portiere e non è più uscito dalla porta".
Inveruno, poi Novara e ora difende i pali con la maglia del Milan… A soli 12 anni, un bel salto in avanti.
"Per lui, per noi, è una soddisfazione enorme. Credo sia il sogno di chiunque si avvicini al calcio. L’anno in cui è andato al Milan, ha fatto dei provini anche con Inter e Como ma, alla fine, ha scelto di andare lui al Milan, anche se è di fede nerazzurra".
Determinato a diventare un calciatore professionista?
"Ovvio, lui vuoi fare il calciatore professionista e, oggi, lo spera ancora di più. L’importante è che si diverta e che vada bene a scuola. Gli dico tutti i giorni di studiare e devo dire che mi ascolta".
Matteo ha un idolo al quale si sta ispirando?
"Ha sempre avuto come idolo Neuer, il portiere del Bayern Monaco. Sin da piccolo, è sempre stato il suo portiere preferito. Lo è ancora oggi".
Quante ore dedica al calcio suo figlio Matteo?
"Ci sono gli allenamenti. Vengono a prenderlo per i quattro allenamenti settimanali. Poi c’è l’impegno nel week-end. Ad allenarlo ci pensa mister Mondini Lorenzo, insieme ai preparatori dei portieri Vanini Alessandro e Mirko Pigozzi".
Va mai a vederlo giocare o si agita troppo?
"Quando posso, vado a vederlo giocare. Diciamo che essere il padre del portiere non è mai semplice. C’è sempre un po’ d’ansia in più, considerato il ruolo".
Tanto calcio nella vita di Matteo. Ma c’è anche spazio per altre passioni?
"Calcio e… ancora calcio. Pensi che abbiamo un piccolo campetto fatto artigianalmente nel giardino di casa. Ci passa tanto tempo a giocare. Non guarda molte partite alla TV ma non si perde quelle di Champions League. E poi, quando è possibile, si va insieme a vedere il Milan a San Siro".
Ha già un sogno nel cassetto Matteo? Lo può svelare?
"Lo dice spesso, il suo più grande sogno è quello di vincere il Mondiale. Diciamo che non vola tanto basso in quanto a sogni…".