LUCA RAIMONDI COMINESI
Lodi

Ucciso a coltellate nell’auto, la moglie di Roberto Bolzoni torna a lavorare al ristorante

Lodi, il titolare del ristorante: “A casa impazzirebbe”. Intanto la salma del 61enne, trovato morto dalla donna nell’abitacolo della sua Golf, non è ancora stata restituita ai familiari

Il luogo dell'omicidio e nel riquadro Roberto Bolzoni

Il luogo dell'omicidio e nel riquadro Roberto Bolzoni

Lodi, 25 marzo 2025 –  È tornata al lavoro la moglie di Roberto “Rambo” Bolzoni, il 61enne ucciso con 35 coltellate a metà febbraio e rinvenuto nell’abitacolo della sua Golf bianca, posteggiata in piazza Omegna. Dopo il ritrovamento, la donna di origini cinesi, di poco più giovane di lui, aveva avvertito un malore per la quale era stata subito ricoverata, anche a causa di alcuni problemi cardiaci pregressi. Uscita dall’ospedale, aveva deciso di trasferirsi dalla figlia, nel Milanese, evitando di stare nell’appartamento di via Raffaelo Sanzio a Lodi, dove abitava con il marito e con Messi, il loro cagnolino al momento affidato alla sorella della vittima.

Il titolare del ristorante di cucina asiatica, dove lavora, fa sapere che la moglie di Roberto “è ancora scossa. Viene apposta al lavoro per staccare, altrimenti impazzirebbe a stare in casa. Ultimamente è particolarmente irritabile, si spazientisce facilmente. Però è comprensibile, si sente molto giù”.

Gli arrestati

Era stata proprio la donna a ritrovare il marito senza vita nell’auto martedì 18 febbraio. L’uomo era dato per scomparso da due giorni. Il 16 febbraio, infatti, il 61enne aveva accompagnato la moglie al lavoro, per poi recarsi in diversi locali, che frequentava con regolarità. Al punto Snai di via Villani, avrebbe incontrato Roberto Zuccotti e Andrea Giani, zio e nipote di 48 e 29 anni.

Le telecamere di videosorveglianza della zona mostrano i due mentre salgono insieme a Rambo nell’auto. Zuccotti, che ha precedenti penali, e Gianì, incensurato e disoccupato, sono poi stati arrestati il sabato successivo al ritrovamento del 61enne, con l’accusa di omicidio volontario e rapina.

Le indagini

La Procura di Lodi è risalita a zio e nipote grazie al ritrovamento di impronte digitali sull’auto e alle tracce di sangue sulle loro scarpe. Sono ancora in corso gli esami e le analisi dei Ris di Parma. Il 28enne si era da subito dichiarato innocente ed estraneo ai fatti. Secondo la sua versione, Bolzoni lo avrebbe riaccompagnato in zona San Fereolo, così che potesse tornare a casa a piedi.

La Procura aveva però ritenuto incoerenti le testimonianze del giovane, anche rispetto agli elementi a sua disposizione. Non lontano dall’abitazione di Gianì, in via Bay, erano stati rinvenuti poi alcuni averi di Bolzoni. Il cellulare e il portafogli (contenente solo i documenti) erano stati infatti rinvenuti nella roggia che fiancheggia via Precacesa. La salma di Bolzoni non è ancora stata restituita ai familiari: sono in corso ulteriori accertamenti dalla scientifica.