
Maria Moretti parla della 'Donna del Nabucco', Giuseppina Strepponi
Lodi, 4 novembre 2015 - Una Giuseppina Strepponi inedita quella ritratta martedì sera al Centro Donna in una serata promossa da comitato 'Se non ora, quando?' Snoq Lodi, Donne&donne e Ife in occasione dei 200 anni dalla nascita. Maria Moretti, ricercatrice, ha infatti tratteggiato, arricchendola di particolari, la figura della lodigiana che, nell'Ottocento, divenne celebre come soprano, esibendosi nei più prestigiosi teatri d'Italia (tra cui la Scala) e di Vienna, fece scelte coraggiose per l'epoca come, ultimata la carriera, recarsi ad insegnare canto a Parigi, oppure, pur affidandolo ad una famiglia, non tentare di nascondere il figlio 'illegittimo' che di certo ebbe (seguito poi, pare, da altre due bimbe), cosa che scatenò il gossip dei giornali dell'epoca per risalire, invano, all'identità del padre, tra i più famosi tenori, compositori e impresari.
Una figura femminile che, come risulta nel libro della Moretti, "La donna del Nabucco", stampato grazie agli Amici della Lirica Giuseppina Strepponi (presenti alla serata) e già esaurito, ha anticipato i tempi convivendo, nonostante le maldicenze e i sassi lanciati contro le finestre, con l'uomo che poi amò, ricambiata, per tutta la vita di "un bene matto" che le provocava, quand'era di cattivo umore, "una febbre amativa", come lei stessa scrisse al 'suo Mago', Giuseppe Verdi. Lui, già vedovo all'epoca della relazione, la sposò solo dopo 13 anni di convivenza in un paesino della Savoia alla presenza di un campanaro e di un vetturino per poi condurla finalmente con lui nei suoi viaggi, tra cui quello in Russia, ricevuti dallo Zar.
A causa della morale dell'epoca e della fama del compositore, la figura di Giuseppina venne presto appannata dalla storia e recuperata solo in tempi recenti. Eppure lei, cui in Lodi sono dedicate una via e una lapide, fu una donna d'una tempra eccezionale, benché segnata dai lutti: prima quello della prematura scomparsa del padre Feliciano, anch'egli compositore, che lasciò la famiglia nell'indigenza. Giuseppina potè, con la generosità altrui, finire il conservatorio e avviare una carriera nel bel canto a 19 anni; altri fratelli e sorelle finirono in orfanotrofio finché lei non fu in grado di mantenerli, insieme alla propria madre, facendo pure studiare il fratello, che le dedicò la laurea conseguita a Pavia come medico, ma a che a sua volta morì giovane, a 31 anni. Giuseppina, che morì a 82 anni, è anche ricordata per i lasciti ai poveri e il suo patrottismo, alla nascita dell'Unità d'Italia.